DIVINA MATERNITÀ DI MARIA -Domenica dell’Incarnazione
COMMENTI DI:
FARINELLA PAOLO prete - LC 1, 26-38 – www.paolofarinella.eu/
MAGGI ALBERTO osm -MARIA, LA FANTASIA DI DIO-www.studibiblici.it/
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FARINELLA PAOLO prete
Ogni volta che noi facciamo il male agli altri, ogni volta che giudichiamo, ogni volta che usiamo le parole
come armi; ogni volta che siamo ingiusti, ogni volta che siamo superficiali e non pensiamo alle conseguenze delle nostre azioni, delle nostre parole e delle nostre omissioni, anche le nostre mani grondano sangue e non abbiamo diritto di nominare Dio perché siamo vittime dell’idolo della violenza e della superbia. Siamo semplicemente la reincarnazione di Adam ed Eva che pensano di sostituirsi a Dio. Chi ci salverà da questa disperazione?
Una donna ci apre uno spiraglio che ci lascia irrompere la potenza di Dio che travolge ogni indizio di male e inonda il mondo con la luce della sua Shekinàh/Presenza: «Entrando da lei, disse: Gioisci /Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è in mezzo a te» (Lc 1,28). Nella preghiera del mattino ancora oggi gli Ebrei maschi pregano così:
«Benedetto sei tu, Signore, nostro Dio, Re dell’universo che hai dato al gallo l’intelligenza di distinguere il giorno dalla notte… Benedetto sei tu, Signore…che non mi hai creato idolatra/pagano … che non mi hai fatto nascere schiavo … che non mi hai creato donna». La donna, invece, ringrazia Dio come gli uomini per non averla creata idolatra/pagana e schiava, ma poi alla terza invocazione prega così: « Benedetto sei tu, Signore, nostro Dio, Re dell’universo, che mi hai creata secondo la tua volontà».
La risposta che Maria dà all’angelo è la sintesi di un abbandono alla volontà di Dio sulla quale si è educata a riposare fin da bambina. Ogni mattina Maria s’immerge nella volontà di Dio e ora nel momento in cui Dio la chiama per essere lo spiraglio di luce per tutta l’umanità, lei non trova altre parole che quelle che ha recitato ogni giorno nel suo cuore: «Oh, si! Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Luca, evangelista di seconda generazione, non ha conosciuto Gesù, ma è discepolo di Paolo, conosce Pietro e forse qualche altro discepolo. Egli probabilmente ha accesso ad una fonte particolare che si può identificare nella cerchia della famiglia/parenti di Gesù che dopo la morte hanno cominciato a tramandare ricordi ed episodi della sua infanzia e di quella di Giovanni il Battista. condiviso da un lato la desolazione dell’umanità e dall’altro la volontà di salvezza di Dio.
Ancora una volta, come sempre ogni salvezza, ogni progresso di vita e di amore si coniuga al femminile perché passa attraverso la donna che è da sempre il cuore e la periferia del creato.
L’inizio e la fine della vita terrena di Maria, pur non avendo nessun riscontro nei vangeli, corrispondono al compimento del progetto che Dio ha sull’umanità.
Creati a immagine e somiglianza di Dio (Gen 2,26), e chiamati a diventare suoi figli (Gv 1,12), gli uomini realizzano questa somiglianza nella vita terrena mediante la pratica di un amore che somigli a quello del Padre (Lc 6,35), e proseguono presso il Signore la loro esistenza oltrepassando la soglia della morte (Gv 11,25-26).
La Chiesa, presentando Maria come modello perfetto di questo itinerario di figliolanza e di somiglianza, ne celebra l’ingresso nell’esistenza terrena con l’Immacolata e quello nella sfera di Dio con l’Assunta. Queste verità, che pur non avendo alcun riferimento nel Nuovo Testamento appartengono al patrimonio di fede del popolo cristiano, sono nate dall’intuito della gente più che dalla speculazione teologica.
Per “Immacolata” la Chiesa intende che quel groviglio di colpe che impedisce la piena comunicazione di vita tra Dio e l’umanità non pesa su Maria. Questa condizione non è statica, data una volta per sempre, bensì dinamica: la creatura è invitata a collaborare attivamente al dono del Creatore, sintonizzando il suo amore sulla stessa lunghezza d’onda di quello di Dio, “che ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati per mezzo della carità” (Ef 1,4).
Maria viene presentata dagli evangelisti come il segno tangibile di quel che Dio può realizzare con ogni creatura che non metta ostacoli alla potenza del suo amore e si lasci colmare dal suo Spirito. L’Immacolata è il sigillo dell’ottimismo di Dio sull’umanità, il segno di quanto stimi l’uomo, di come abbia bisogno di ogni persona per portare a compimento la sua creazione ed essere Padre per tutti gli uomini (2 Cor 6,18).
Due annunciazioni
L’abisso che separava gli uomini da Dio è stato colmato con l’Immacolata: la creatura può essere intimamente unita al suo Creatore. Questa piena comunione, possibile a tutti gli uomini (Ef 1,4), è frutto di un processo di crescita nella fede che è stato vissuto anche da Maria. L’itinerario di fede di Maria si può racchiudere nell’arco di due grandi cicli: le annunciazioni. Ogni annunciazione è una chiamata da parte di Dio alla pienezza di vita, e nell’esistenza di Maria s’incontrano due importanti chiamate: nella prima il Dio di Israele si rivolge alla ragazza di Nazaret, nella seconda Gesù, il “Dio con noi” (Mt 1,23), interpella sua madre. La prima annunciazione culminerà nella nascita dell’Uomo-Dio, la seconda in quella della discepola perfetta.
Nella prima annunciazione, Dio, rimasto inascoltato dal sacerdote nel Tempio (Lc 1,20), si rivolge “a quel che il mondo disprezza” (1 Cor 1,28), ad una donna sposata nella malfamata Nazaret (Gv 1,46), e le chiede di diventare la madre di suo Figlio (Lc 1,26-38).
Pienamente fiduciosa nel suo Dio, Maria accetta: la proposta che il messaggero divino le ha fatto è la formulazione di profonde esigenze di vita che aveva dentro di sé e che ora può liberare e far crescere.
La seconda chiamata avviene in un clima altamente drammatico: tutto il clan familiare ha deciso di catturare Gesù ritenuto ormai demente (Mc 3,21-35). Il Galileo, presentatosi come l’inviato del Signore (Lc 4,18-21), si è comportato infatti come un nemico di Dio, trasgredendo i precetti e comandamenti più sacri (Mc 3,5.22; 7,15-23), e mentre le autorità religiose lo bollano come bestemmiatore eretico ed indemoniato (Mt 9,3), per la gente è solo un pazzo a cui lanciare pietre (Gv 8,59).
La richiesta dei famigliari di Gesù “Tua madre e i tuoi fratelli ti vogliono”, è interrotta dalla fredda risposta del Cristo: “Chi è mia madre?…”
Per Gesù suoi intimi sono solo quelli che lo seguono e come lui vivono la volontà del Padre traducendola in un amore incondizionato che si rivolge a tutti, prescindendo da categorie religiose, morali e sessuali (Lc 10,29-37).
Maria deve scegliere: o resta con il clan famigliare, che ritiene Gesù un matto, e salva così la sua reputazione, o segue il figlio, conosciuto per essere “un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori” (Mt 11,19). 3
A Nazaret la Vergine s’era fidata dell’invito rivoltole dal suo Signore e da questo suo assenso era nato il Messia di Dio. In questa seconda annunciazione, più sofferta e matura, Maria risponde ancora con un sì all’invito alla pienezza di vita che le viene dall’Uomo-Dio e che la condurrà a una nuova nascita: la sua.
Ora sarà la madre che rinascerà dal figlio: nuova nascita che avverrà “dall’alto” (Gv 3,3), da colui che, innalzato in croce, trasformerà la madre nella fedele discepola ( Gv 19,25-27).
Coronamento della prima annunciazione era stata la beatitudine con la quale si aprono i vangeli: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45); la seconda annunciazione troverà la sua formulazione nella beatitudine con la quale i vangeli si chiudono: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,29).
La nascita della Donna
Mentre l’annunciazione di Nazaret culmina a Betlemme, dove lo sfolgorio di luce della gloria del Signore avvolge la nascita del Figlio, e pastori e magi sono in adorazione (Lc 2,1-21; Mt 2,1-12), l’altra sfocerà nelle tenebre di Gerusalemme (Mc 15,33), dove bestemmie e sberleffi accompagnano la morte del Cristo e la nascita della Donna (Mc 15,29-32; Gv 19,27).
Presso la croce l’evangelista non presenta una madre schiacciata dal dolore, che comunque sta vicina al figlio anche se questo è un criminale, ma la coraggiosa discepola che ha scelto di seguire il maestro a rischio della propria vita, mentre gli apostoli, che avevano giurato di esser pronti a morire per lui (Mc 14,29-31), sono vigliaccamente fuggiti (Mt 26,56).
Sul Gòlgota, più che una madre che soffre per il figlio, Giovanni mostra infatti la discepola che soffre con il suo Maestro, la Donna che condivide la pena dell’ “Uomo dei dolori” (Is 53,3; Rm 8,17). Maria ha preso la sua croce, e si è posta a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso, schierandosi per sempre a favore degli oppressi e dei disprezzati.
Non è stato facile per Maria.
Per schierarsi col crocifisso si è messa contro la propria famiglia e ha dovuto rompere con la religione che nella persona del suo rappresentante più alto, il Sommo sacerdote, aveva scomunicato Gesù (Mt 26,65; Mc 3,22). Infine, scegliendo il condannato, ha osato pure mettersi contro il potere civile che giustiziava quel Galileo come pericoloso rivoluzionario (Mt 27,38). Maria presso il patibolo aderisce attivamente a Colui che “rovescia i potenti dai troni” (Lc 1,52): sta dalla parte delle 4
vittime di questi potenti e fa sua la croce, cioè accetta, come Gesù, di essere considerata un rifiuto della società pur di non venire meno all’impegno di essere presenza dell’amore di Dio in mezzo al mondo (Mc 8,34).
La fantasia di Dio
Il ciclo aperto con l’annuncio di Nazaret si chiude con l’immagine della santa famiglia unita in crescita d’amore e con Maria che “serba tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51-52). L’altra annunciazione ha il suo coronamento ideale nella nuova famiglia di Maria, la comunità di Gerusalemme, dove rivive, assieme a tutti i credenti, l’esperienza iniziata a Nazaret: il Dio inascoltato nel Santuario continua a effondere la sua vita, lo Spirito, agli emarginati dal Tempio, alla comunità di eretici Galilei (At 1,14; 2,1ss).
Infine Maria “assunta” in cielo è la firma di Dio sul progetto “uomo”, un uomo che si lasci coinvolgere dall’azione vivificante dello Spirito santo. Tale glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli perché, come scrive Paolo, quanti seguono il Signore “siedono nei cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2,6), sono come lui vincitori della morte e continuano a vivere per sempre (Gv 11,25).
Per Maria l’assunzione è la normale conclusione di un’esistenza straordinaria: fin da Nazaret si è diretta sempre verso scelte di vita, si è fidata della fantasia di quel Dio che trasforma tutte le cose in bene (Rm 8,28), e fa sì che quelle che sembrano pietre, siano invece pane (Mt 7,9); un Dio che sceglie quel che nel mondo è disprezzato per farne oggetto del suo amore (1 Cor 1,27-30;) e fa sì che un’anonima ragazza di uno sperduto villaggio venga “proclamata beata da tutte le generazioni” (Lc 1,48
VI DOMENICA DI AVVENTO- COMMENTI
17/12/2017
VI DOMENICA DI AVVENTO
DIVINA MATERNITÀ DI MARIA - Domenica dell’Incarnazione
COMMENTI DI:
FARINELLA PAOLO prete - LC 1, 26-38 – www.paolofarinella.eu/
MAGGI ALBERTO osm - MARIA, LA FANTASIA DI DIO- www.studibiblici.it/
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FARINELLA PAOLO prete
Ogni volta che noi facciamo il male agli altri, ogni volta che giudichiamo, ogni volta che usiamo le parole
come armi; ogni volta che siamo ingiusti, ogni volta che siamo superficiali e non pensiamo alle conseguenze delle nostre azioni, delle nostre parole e delle nostre omissioni, anche le nostre mani grondano sangue e non abbiamo diritto di nominare Dio perché siamo vittime dell’idolo della violenza e della superbia. Siamo semplicemente la reincarnazione di Adam ed Eva che pensano di sostituirsi a Dio. Chi ci salverà da questa disperazione?
Una donna ci apre uno spiraglio che ci lascia irrompere la potenza di Dio che travolge ogni indizio di male e inonda il mondo con la luce della sua Shekinàh/Presenza: «Entrando da lei, disse: Gioisci /Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è in mezzo a te» (Lc 1,28). Nella preghiera del mattino ancora oggi gli Ebrei maschi pregano così:
«Benedetto sei tu, Signore, nostro Dio, Re dell’universo che hai dato al gallo l’intelligenza di distinguere il giorno dalla notte… Benedetto sei tu, Signore…che non mi hai creato idolatra/pagano … che non mi hai fatto nascere schiavo … che non mi hai creato donna». La donna, invece, ringrazia Dio come gli uomini per non averla creata idolatra/pagana e schiava, ma poi alla terza invocazione prega così: « Benedetto sei tu, Signore, nostro Dio, Re dell’universo, che mi hai creata secondo la tua volontà».
La risposta che Maria dà all’angelo è la sintesi di un abbandono alla volontà di Dio sulla quale si è educata a riposare fin da bambina. Ogni mattina Maria s’immerge nella volontà di Dio e ora nel momento in cui Dio la chiama per essere lo spiraglio di luce per tutta l’umanità, lei non trova altre parole che quelle che ha recitato ogni giorno nel suo cuore: «Oh, si! Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Luca, evangelista di seconda generazione, non ha conosciuto Gesù, ma è discepolo di Paolo, conosce Pietro e forse qualche altro discepolo. Egli probabilmente ha accesso ad una fonte particolare che si può identificare nella cerchia della famiglia/parenti di Gesù che dopo la morte hanno cominciato a tramandare ricordi ed episodi della sua infanzia e di quella di Giovanni il Battista. condiviso da un lato la desolazione dell’umanità e dall’altro la volontà di salvezza di Dio.
Ancora una volta, come sempre ogni salvezza, ogni progresso di vita e di amore si coniuga al femminile perché passa attraverso la donna che è da sempre il cuore e la periferia del creato.
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MAGGI ALBERTO osm - MARIA, LA FANTASIA DI DIO- www.studibiblici.it/
Il sigillo dell’ottimismo di Dio
L’inizio e la fine della vita terrena di Maria, pur non avendo nessun riscontro nei vangeli, corrispondono al compimento del progetto che Dio ha sull’umanità.
Creati a immagine e somiglianza di Dio (Gen 2,26), e chiamati a diventare suoi figli (Gv 1,12), gli uomini realizzano questa somiglianza nella vita terrena mediante la pratica di un amore che somigli a quello del Padre (Lc 6,35), e proseguono presso il Signore la loro esistenza oltrepassando la soglia della morte (Gv 11,25-26).
La Chiesa, presentando Maria come modello perfetto di questo itinerario di figliolanza e di somiglianza, ne celebra l’ingresso nell’esistenza terrena con l’Immacolata e quello nella sfera di Dio con l’Assunta. Queste verità, che pur non avendo alcun riferimento nel Nuovo Testamento appartengono al patrimonio di fede del popolo cristiano, sono nate dall’intuito della gente più che dalla speculazione teologica.
Per “Immacolata” la Chiesa intende che quel groviglio di colpe che impedisce la piena comunicazione di vita tra Dio e l’umanità non pesa su Maria. Questa condizione non è statica, data una volta per sempre, bensì dinamica: la creatura è invitata a collaborare attivamente al dono del Creatore, sintonizzando il suo amore sulla stessa lunghezza d’onda di quello di Dio, “che ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati per mezzo della carità” (Ef 1,4).
Maria viene presentata dagli evangelisti come il segno tangibile di quel che Dio può realizzare con ogni creatura che non metta ostacoli alla potenza del suo amore e si lasci colmare dal suo Spirito. L’Immacolata è il sigillo dell’ottimismo di Dio sull’umanità, il segno di quanto stimi l’uomo, di come abbia bisogno di ogni persona per portare a compimento la sua creazione ed essere Padre per tutti gli uomini (2 Cor 6,18).
Due annunciazioni
L’abisso che separava gli uomini da Dio è stato colmato con l’Immacolata: la creatura può essere intimamente unita al suo Creatore. Questa piena comunione, possibile a tutti gli uomini (Ef 1,4), è frutto di un processo di crescita nella fede che è stato vissuto anche da Maria. L’itinerario di fede di Maria si può racchiudere nell’arco di due grandi cicli: le annunciazioni. Ogni annunciazione è una chiamata da parte di Dio alla pienezza di vita, e nell’esistenza di Maria s’incontrano due importanti chiamate: nella prima il Dio di Israele si rivolge alla ragazza di Nazaret, nella seconda Gesù, il “Dio con noi” (Mt 1,23), interpella sua madre. La prima annunciazione culminerà nella nascita dell’Uomo-Dio, la seconda in quella della discepola perfetta.
Nella prima annunciazione, Dio, rimasto inascoltato dal sacerdote nel Tempio (Lc 1,20), si rivolge “a quel che il mondo disprezza” (1 Cor 1,28), ad una donna sposata nella malfamata Nazaret (Gv 1,46), e le chiede di diventare la madre di suo Figlio (Lc 1,26-38).
Pienamente fiduciosa nel suo Dio, Maria accetta: la proposta che il messaggero divino le ha fatto è la formulazione di profonde esigenze di vita che aveva dentro di sé e che ora può liberare e far crescere.
La seconda chiamata avviene in un clima altamente drammatico: tutto il clan familiare ha deciso di catturare Gesù ritenuto ormai demente (Mc 3,21-35). Il Galileo, presentatosi come l’inviato del Signore (Lc 4,18-21), si è comportato infatti come un nemico di Dio, trasgredendo i precetti e comandamenti più sacri (Mc 3,5.22; 7,15-23), e mentre le autorità religiose lo bollano come bestemmiatore eretico ed indemoniato (Mt 9,3), per la gente è solo un pazzo a cui lanciare pietre (Gv 8,59).
La richiesta dei famigliari di Gesù “Tua madre e i tuoi fratelli ti vogliono”, è interrotta dalla fredda risposta del Cristo: “Chi è mia madre?…”
Per Gesù suoi intimi sono solo quelli che lo seguono e come lui vivono la volontà del Padre traducendola in un amore incondizionato che si rivolge a tutti, prescindendo da categorie religiose, morali e sessuali (Lc 10,29-37).
Maria deve scegliere: o resta con il clan famigliare, che ritiene Gesù un matto, e salva così la sua reputazione, o segue il figlio, conosciuto per essere “un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori” (Mt 11,19). 3
A Nazaret la Vergine s’era fidata dell’invito rivoltole dal suo Signore e da questo suo assenso era nato il Messia di Dio. In questa seconda annunciazione, più sofferta e matura, Maria risponde ancora con un sì all’invito alla pienezza di vita che le viene dall’Uomo-Dio e che la condurrà a una nuova nascita: la sua.
Ora sarà la madre che rinascerà dal figlio: nuova nascita che avverrà “dall’alto” (Gv 3,3), da colui che, innalzato in croce, trasformerà la madre nella fedele discepola ( Gv 19,25-27).
Coronamento della prima annunciazione era stata la beatitudine con la quale si aprono i vangeli: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45); la seconda annunciazione troverà la sua formulazione nella beatitudine con la quale i vangeli si chiudono: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,29).
La nascita della Donna
Mentre l’annunciazione di Nazaret culmina a Betlemme, dove lo sfolgorio di luce della gloria del Signore avvolge la nascita del Figlio, e pastori e magi sono in adorazione (Lc 2,1-21; Mt 2,1-12), l’altra sfocerà nelle tenebre di Gerusalemme (Mc 15,33), dove bestemmie e sberleffi accompagnano la morte del Cristo e la nascita della Donna (Mc 15,29-32; Gv 19,27).
Presso la croce l’evangelista non presenta una madre schiacciata dal dolore, che comunque sta vicina al figlio anche se questo è un criminale, ma la coraggiosa discepola che ha scelto di seguire il maestro a rischio della propria vita, mentre gli apostoli, che avevano giurato di esser pronti a morire per lui (Mc 14,29-31), sono vigliaccamente fuggiti (Mt 26,56).
Sul Gòlgota, più che una madre che soffre per il figlio, Giovanni mostra infatti la discepola che soffre con il suo Maestro, la Donna che condivide la pena dell’ “Uomo dei dolori” (Is 53,3; Rm 8,17). Maria ha preso la sua croce, e si è posta a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso, schierandosi per sempre a favore degli oppressi e dei disprezzati.
Non è stato facile per Maria.
Per schierarsi col crocifisso si è messa contro la propria famiglia e ha dovuto rompere con la religione che nella persona del suo rappresentante più alto, il Sommo sacerdote, aveva scomunicato Gesù (Mt 26,65; Mc 3,22). Infine, scegliendo il condannato, ha osato pure mettersi contro il potere civile che giustiziava quel Galileo come pericoloso rivoluzionario (Mt 27,38). Maria presso il patibolo aderisce attivamente a Colui che “rovescia i potenti dai troni” (Lc 1,52): sta dalla parte delle 4
vittime di questi potenti e fa sua la croce, cioè accetta, come Gesù, di essere considerata un rifiuto della società pur di non venire meno all’impegno di essere presenza dell’amore di Dio in mezzo al mondo (Mc 8,34).
La fantasia di Dio
Il ciclo aperto con l’annuncio di Nazaret si chiude con l’immagine della santa famiglia unita in crescita d’amore e con Maria che “serba tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51-52). L’altra annunciazione ha il suo coronamento ideale nella nuova famiglia di Maria, la comunità di Gerusalemme, dove rivive, assieme a tutti i credenti, l’esperienza iniziata a Nazaret: il Dio inascoltato nel Santuario continua a effondere la sua vita, lo Spirito, agli emarginati dal Tempio, alla comunità di eretici Galilei (At 1,14; 2,1ss).
Infine Maria “assunta” in cielo è la firma di Dio sul progetto “uomo”, un uomo che si lasci coinvolgere dall’azione vivificante dello Spirito santo. Tale glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli perché, come scrive Paolo, quanti seguono il Signore “siedono nei cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2,6), sono come lui vincitori della morte e continuano a vivere per sempre (Gv 11,25).
Per Maria l’assunzione è la normale conclusione di un’esistenza straordinaria: fin da Nazaret si è diretta sempre verso scelte di vita, si è fidata della fantasia di quel Dio che trasforma tutte le cose in bene (Rm 8,28), e fa sì che quelle che sembrano pietre, siano invece pane (Mt 7,9); un Dio che sceglie quel che nel mondo è disprezzato per farne oggetto del suo amore (1 Cor 1,27-30;) e fa sì che un’anonima ragazza di uno sperduto villaggio venga “proclamata beata da tutte le generazioni” (Lc 1,48