29/01/2017

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE-Vita e benedizione sulla casa che teme il Signore

Anno A – Ultima Domenica di gennaio

Rito Ambrosiano

Introduzione

Siamo oggi riuniti in questa celebrazione animati da un forte senso di premura per tutti, e di grande fraternità che ha la sua origine nell’unica paternità di Dio che tutti insieme riconosciamo. L’unico battesimo che ci unisce si perfeziona attorno alla mensa della Parola e del Pane di vita da cui le nostre famiglie hanno sempre attinto grande speranza: in questa Parola sono cresciute e di questo Pane si sono nutrite scandendo, a partire da qui, i ritmi quotidiani di vita, di lavoro, di riposo, di festa. Qui impariamo a portare gli uni i pesi degli altri, mettendo al di sopra di ogni cosa e dentro ogni azione la carità che ci rende somiglianti a Dio, perché la pace regni, a partire dalle nostre case, nei nostri quartieri, nelle nostre città e nel mondo intero. Con quello stupore che ci aiuta a condividere la fede, rendiamo dunque grazie al Signore per il dono di questo forte legame che rende salde le nostre case e ci fa famiglie docili alla legge che il Vangelo inscrive sempre nuova nelle nostre esistenze.

MESSA NEL GIORNO

RITI DI INTRODUZIONE

ALL’INGRESSO

Pro 23, 24b-25

Esulti di gioia il padre del giusto,

gioisca la madre che l’ha generato.

ATTO PENITENZIALE

Fratelli e sorelle, accogliamo la misericordia di Dio e la gra­zia del perdono per saper tornare ad amarci intensamente, di vero cuore, come il Signore Gesù ci ha amati.

(Pausa di silenzio)

Figlio della Famiglia di Nazaret, che della vita nascosta fai il preludio del tuo Vangelo di salvezza: Kyrie, eléison. Kyrie, eléison.

Figlio di Maria e Giuseppe, miracolo della lieta prossimità di Dio: Kyrie, eléison. Kyrie, eléison.

Figlio di Dio, che a Nazaret srotoli le antiche promesse di un popolo santo: Kyrie, eléison.

Kyrie, eléison.

Dio onnipotente abbia misericordia di noi perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.

Amen.

GLORIA

Gloria a Dio, nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre; tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo; nella gloria di Dio Padre. Amen.

ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA

Preghiamo.

O Dio onnipotente, che hai mandato tra noi il tuo unico e dilettissimo Figlio a santificare i dolci affetti della famiglia umana e a donare, con la sua immacolata condotta e con le virtù di Maria e di Giuseppe, un modello sublime di vita familiare, ascolta la preghiera della tua Chiesa: concedi ai coniugi le grazie della loro missione di sposi e di educatori e insegna ai figli l’obbedienza che nasce dall’amore. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

LITURGIA DELLA PAROLA

LETTURA

Sir 7, 27-30. 32-36

Onora il padre e la madre e tendi la tua mano al povero.

Lettura del libro del Siracide.

Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato: che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato? Con tutta l’anima temi il Signore e abbi riverenza per i suoi sacerdoti. Ama con tutta la forza chi ti ha creato e non trascurare i suoi ministri. Anche al povero tendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione. La tua generosità si estenda a ogni vivente, ma anche al morto non negare la tua pietà. Non evitare coloro che piangono e con gli afflitti mostrati afflitto. Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato. In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato.

Parola di Dio.

Rendiamo grazie a Dio

SALMO

Sal 127 (128)

Vita e benedizione sulla casa che teme il Signore.

Beato chi teme il Signore

e cammina nelle sue vie.

Della fatica delle tue mani ti nutrirai,

sarai felice e avrai ogni bene. R.

La tua sposa come vite feconda

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti d’ulivo

intorno alla tua mensa. R.

Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore.

Ti benedica il Signore da Sion.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme

per tutti i giorni della tua vita! R.

EPISTOLA

Col 3, 12-21

Rivestitevi di sentimenti di misericordia: mogli, mariti, figli, genitori.

Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi.

Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!

La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre.

Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.

Parola di Dio.

Rendiamo grazie a Dio

CANTO AL VANGELO

Col 3, 15a. 16

Alleluia.

La pace di Cristo regni nei vostri cuori;

la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza.

Alleluia.

VANGELO

Lc 2, 41-52

Era in tutto a loro sottomesso.

Lettura del Vangelo secondo Luca.

Gloria a te, o Signore

In quel tempo. I genitori del Signore Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Parola del Signore.

Lode a te, o Cristo

DOPO IL VANGELO

Lc 2, 51

Ridiscese Gesù nella casa di Nàzaret

con Maria e con Giuseppe

e visse a loro sottomesso.

PREGHIERA UNIVERSALE

Fratelli e sorelle, innalziamo le nostre suppliche al Padre, sorgente del vero amore, perché nel suo unico Figlio ricolmi il mondo e le nostre famiglie di ogni grazia e benedizione.

Benedici, Padre, le nostre famiglie.

Per la Chiesa, famiglia dei tuoi figli: sia la comunione il segno luminoso della fedeltà e della testimonianza del Vange­lo, ti preghiamo. R.

Per tutte le famiglie: sull’esempio della famiglia di Nazaret vivano la fede in te come luce che illumina l’esistenza, ti pre­ghiamo. R.

Per i genitori e i figli: la consapevolezza delle difficoltà non inclini a trasformare tutta la vita in un problema, ma li renda instancabili cercatori di speranza, ti preghiamo. R.

(altre intenzioni)

A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA

Larga scenda la tua benedizione, o Padre di misericordia, sulle nostre famiglie perché dal tuo provvido amore ricevano l’aiuto necessario nelle difficoltà della vita e, superato ogni affanno, si ritrovino insieme nella felicità della tua casa. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

LITURGIA EUCARISTICA 

PROFESSIONE DI FEDE

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,

(Alle parole «e per opera dello Spirito Santo… si è fatto uomo», tutti si inchinano.)

e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. 

SUI DONI

Accogli, o Dio, questo sacrificio di salvezza e, per l’intercessione della vergine Maria e di san Giuseppe, fa’ che le nostre famiglie vivano nella tua amicizia e nella tua pace. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

PREFAZIO

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Il tuo unico Figlio, venendo ad assumere la nostra condizione di uomini, volle far parte di una famiglia per esaltare la bellezza dell’ordine da te creato e riportare la vita familiare alla dignità alta e pura della sua origine. Nella casa di Nàzaret regna l’amore coniugale intenso e casto; rifulge la docile obbedienza del Figlio di Dio alla vergine Madre e a Giuseppe, l’uomo giusto a lei sposo; e la concordia dei reciproci affetti accompagna la vicenda di giorni operosi e sereni. O famiglia nascosta ai grandi della terra e alla fama del mondo, più nobile per le sue virtù che non per la sua discendenza regale! In essa, o Padre, hai collocato le arcane primizie della redenzione del mondo.

Per questo disegno di grazia, mentre guardiamo con venerazione e speranza gli esempi della santa famiglia, eleviamo a te, o Padre, la nostra lode di figli:

Santo, Santo, Santo… 

ANAMNESI

Mistero della fede.

Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice annunziamo la tua morte, Signore, nell’attesa della tua venuta.

ALLO SPEZZARE DEL PANE

Cfr  Lc 2, 42.52

Il Signore Gesù a dodici anni cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

PADRE NOSTRO

Padre nostro che sei nei cieli,…….. 

ALLA COMUNIONE

Madre di Dio noi ti glorifichiamo

perché da te nacque Cristo Signore,

che salva tutti quelli che ti onorano.

Santa Madre di Dio,

rendici a te somiglianti

nella vita di grazia.

DOPO LA COMUNIONE

Preghiamo.

O Dio, Padre santo, che ci hai nutrito con il Pane della tua mensa e ci rianimi con l’esempio della santa famiglia, concedi ai tuoi fedeli, che attendono alla missione di sposi e di genitori, di seguire sempre la legge dell’amore evangelico. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

RITI DI CONCLUSIONE

Il Signore sia con voi.

E con il tuo Spirito. Kyrie, eléison. Kyrie, eléison. Kyrie, eléison.

Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e

Spirito Santo.

Amen.

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Traccia di comprensione per Sir 7,27-30.32-36; Col 3,12; Lc 2,22-33

don Raffaello Ciccone

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A)

Lettura del libro del Siracide 7, 27-30. 32-36

Il capitolo settimo è una raccolta di suggerimenti educativi che, per lo più, si sviluppano attraverso la negazione “non” (vv 7,1-36): “Non fare il male… non domandare al Signore il potere… non farti giusto… ecc.”.

Il testo scelto per la liturgia, oggi, richiama le realtà più sacre della vita quotidiana ebraica: i genitori (vv 27-30), i sacerdoti (ma il v 31 che parla di offerte nei confronti del culto qui è stato omesso), i poveri (vv 32-36). Vengono espressi, insieme, il rispetto verso la legge (o il timore di Dio) e l’attenzione alla misericordia. Con i poveri, poi, vengono ricordati i malati, coloro che sono afflitti e i defunti: realtà queste particolarmente proposte nella predicazione dei profeti.

Il v 33 ricorda che le opere di misericordia non debbono escludere nessuno: “La tua generosità si estenda a ogni vivente, ma anche al morto”. Qui, nella sensibilità ebraica, non c’è ancora, chiaramente, la consapevolezza di una vita gioiosa nell’aldilà, o il valore della preghiera per i defunti anche se si sta facendo strada la prospettiva di un premio per i martiri perseguitati nelle grandi e dolorose vicende drammatiche della sopraffazione ellenista. Probabilmente qui significa che bisogna dare sepoltura ai morti anche poveri, e magari, probabilmente, offrire banchetti dopo la sepoltura e portare le vivande ai sepolcri, usanze più o meno tollerate e tuttavia ritenute segno di rispetto e di onore anche verso i poveri.

Il testo conclude suggerendo l’atteggiamento coerente e intelligente di consapevolezza sul peccato. Per evitare il male viene dettata la regola d’oro che ha continuato anche nel nostro mondo educativo religioso fino ad oggi, ricordata in latino in una formula simile: “In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato” (v 36).

Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 12

San Paolo, nella lettera ai Colossesi, dopo aver richiamato, nella prima parte della lettera, la centralità di Cristo rispetto all’umanità e all’universo, affronta il tema morale del vivere secondo Cristo stesso, nella realtà quotidiana, con le caratteristiche proprie del “risorto”.

In tal modo, Paolo propone una serie di atteggiamenti interiori che bisogna “mettersi addosso come un vestito (è il richiamo al battesimo) che esprime agli occhi di tutti la dignità e il rango a cui si è stati chiamati”. Questo vestito è confezionato come con stoffe splendide e pregiate che sono, in pratica, sette stili di vita che hanno radici interiori di persone credenti in Gesù. Ci si richiama così non all’emotività, ma ad atteggiamenti di servizio, di amore, di coraggio. In tal modo tali sentimenti si esprimono all’esterno nella propria bellezza e armonia. E se si vuole continuare l’elenco dei capi di vestiario che rendono nobile e grande il comportamento di ogni credente, si arriva al numero 10 perché vengono unite insieme la carità, la pace e la riconoscenza.

Perciò questi atteggiamenti sono, nello stesso tempo, dono come la legge data da Dio a Mosé e sono responsabilità, operosità e impegno quotidiano.

Paolo suggerisce anche i mezzi per vivere in armonia nella famiglia.

– Prima di tutto la Parola del Signore “dimori tra voi abbondantemente” (v 16). Sarebbe interessante che la famiglia, in alcuni momenti della settimana, insieme, potesse riprendere i testi biblici della domenica, celebrati a messa, per ripensarli, confrontarsi e concretizzarli.

Ognuno imparerebbe a scoprire e ad offrire la ricchezza del proprio cuore che il Signore suggerisce.

– “Ammaestrateli, ammonite, cantate”: tre atteggiamenti che esprimono affetto, generosità e serenità di cuore per superare le tensioni e ritrovare un equilibrio, fiduciosi nei rapporti di casa.

Infine la legge dell’amore viene applicata ai vari membri della famiglia. Pur ritrovandoci con un linguaggio che riprende i criteri culturali, presenti nella società ebraica, la dipendenza delle mogli e dei figli dal marito o dal padre viene rivista nei suoi significati e ritradotta nella luce di Gesù.

– “Voi, mogli, siate sottomesse” (“ipotassomai”, in greco, indica sottomissione di dono e di amore come Gesù che si sottomette al Padre (1 Cor 15,28) e come i cristiani: “Mediante la carità siate sottomessi gli uni degli altri” (Gal 5,13). Nei due casi viene usato lo stesso verbo).

Perciò le mogli sono invitate a donarsi ai loro mariti nello stesso stile di Gesù che si è donato (“come si conviene, nel Signore”).

– “Voi mariti amate le vostre mogli”. Amare, qui (in greco “agapào”) è la parola che esprime l’amore di Dio. In altri termini i mariti sono chiamati ad amare le mogli come Dio ama l’umanità e come Gesù ama la Chiesa, sua sposa, per cui ha offerto la propria vita (Ef. 5,25).

Nel rapporto familiare c’è sempre il riferimento al Signore.

– “Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino”: è il richiamo ad una educazione di amore robusto ma comprensivo, per aiutare ad essere coraggiosi e reattivi e non rinunciatari.

Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 22-33

Nel Vangelo di Luca il racconto della presentazione di Gesù al tempio acquista un particolare significato poiché è la risposta alla profezia del profeta Malachia: “Ecco, io manderò il mio messaggero… e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate… egli è come il fuoco del fonditore e la lisciva dei lavandai… egli siederà per fondere e purificare” (3,1-4).

Ma, mentre ci si aspetta un ingresso trionfale di Dio nel suo santuario per giudicare e condannare, nel tempio Dio entra come un neonato debole, avvolto in fasce, sorretto da una donna poco più che adolescente e accompagnata dal giovane marito.

La legge giudaica obbligava i primogeniti, fossero uomini o animali, ad essere consacrati al Signore (Es 13,1-16). Ma i bambini venivano ovviamente sostituiti con l’offerta di un animale puro che veniva immolato al suo posto: un paio di colombe da parte di una famiglia povera, un agnello da parte di una famiglia ricca.

Nel testo Luca ripete più volte che c’è una osservanza scrupolosa alla legge del Signore (vv. 22. 23.24.27.39). Fin dalla nascita Gesù adempie fedelmente la volontà di Dio, espressa nelle Scritture.

Il messaggio è rivolto a tutti i genitori che sono chiamati a consacrare i figli a Dio e quindi ad educarli nella fede. E poiché i bambini imparano più nel vedere che nel sentire, lo stile dei genitori cristiani diventa stimolante ed educativo verso le nuove generazioni quando sa impostare, a livello adulto, il proprio rapporto con Dio nella preghiera, nella lettura della Bibbia, nella partecipazione alla comunità cristiana per ciò che è possibile, nella pratica del perdono, dell’amore, della generosità verso le persone che si incontrano.

Luca, con una sottolineatura appena sfumata, ricorda che il cammino al tempio non è solo quello che la legge chiede per la donna che ha partorito (come era d’obbligo), ma parla di una purificazione per tutta la famiglia di Gesù (v 22 “quando venne il tempo della loro purificazione”). In tal modo viene anticipata quella solidarietà con l’umanità peccatrice che porterà Gesù a cercarla e ad accoglierla fino alla morte, provocando scandalo, ma garantendo, in tal modo la misericordia agli impuri e ai peccatori del mondo.

Il centro di questo brano è costituito dall’incontro commovente di Simeone che riconosce, confusi fra la folla, i portatori della speranza d’Israele: Giuseppe e Maria con il loro bambino in braccio. Simeone è stupito, lui stesso e come uomo “giusto e pio che aspetta la consolazione d’Israele” (v 25), ringrazia il Signore senza pretendere né di capire né di voler vedere il compimento della speranza di Dio. Egli riconosce che il Signore si fa presente, è gioioso di questo incontro, ma sa che i tempi sono scelti da Dio e non da lui. Non aspetta nulla, non richiede nulla. Egli vive la consapevolezza di aver incontrato la salvezza in questo bambino, e quindi sa di aver raggiunto il vertice della sua speranza e della sua vita. Ora, senza paura, può morire in pace.

Ma a Giuseppe e a Maria ricorda che quel figlio non è loro, ma è un dono al mondo. Dio lo ha affidato a loro, ma su di lui esiste una vocazione di speranza. E’ stato mandato “per illuminare le genti” (v 32).

Questo vale per ogni bambino. Ogni bambino, infatti, viene affidato in custodia alla famiglia perché venga educato e preparato a portare la luce e la speranza nel mondo.


Tratto da Qumran2.net | www.qumran2.net