22/01/2017

III DOMENICA DOPO L’EPIFANIA–Il Signore ricorda sempre la sua parola santa

Anno A Rito Ambrosiano

Introduzione

Gesù «prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla»: nel segno della moltiplicazione dei pani, preparato e annunciato dal dono della manna al popolo nel deserto, è offerta ai credenti una nuova manifestazione del Signore e della sua sollecitudine nei nostri confronti. La liturgia di questa III Domenica dopo l’Epifania, richiamando la «ricchezza teologica e spirituale» del miracolo di Gesù, suscita l’impegno di essere imitatori della sua stessa carità: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Con i medesimi sentimenti, la nostra preghiera sia l’anima di quella ricerca dell’unità e della comunione tra i cristiani, che nasce dal desiderio del Signore.

MESSA NEL GIORNO

RITI DI INTRODUZIONE

ALL’INGRESSO

Sal 24 (25), 16. 18

Volgi il tuo sguardo misericordioso

sopra di me, Signore,

perché sono povero e solo.

Vedi che sono oppresso e travagliato,

perdona tutti i miei peccati.

ATTO PENITENZIALE

Fratelli e sorelle, per essere meno indegni di accostarci alla mensa del Pane di vita, con fede disponiamoci al pentimento e riconosciamoci bisognosi del perdono che solo il Signore può donare.

Tu che ti sei fatto povero per arricchirci: Kyrie, eléison. Kyrie, elèison.

Tu che guidi il tuo popolo nel deserto dell’esistenza e sazi la nostra fame di vita e di verità: Kyrie, eléison. Kyrie, elèison.

Tu che giustifichi nella fede che opera per mezzo della carità: Kyrie, eléison. Kyrie, elèison.

Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.

Amen.

GLORIA

Gloria a Dio, nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre; tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo; nella gloria di Dio Padre. Amen.

ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA

Preghiamo.

Salga fino a te, o Dio eterno, la voce della tua Chiesa; con la tua grazia astergila da ogni macchia, apri il suo cuore al tuo amore e donale ferma certezza della tua protezione. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

LITURGIA DELLA PAROLA

LETTURA

Es16, 2-7a. 13b-18

Il dono della manna.

Lettura del libro dell’Esodo.

In quei giorni. Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a 

sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».

Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno».

Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: «Questa sera saprete che il Signore vi ha fatto uscire dalla terra d’Egitto e domani mattina vedrete la gloria del Signore, poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui».

Al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. Ecco che cosa comanda il Signore: “Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone che sono con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda”».

Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto, chi poco. Si misurò con l’omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo; colui che ne aveva preso di meno, non ne mancava. Avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne.

Parola di Dio.

Rendiamo grazie a Dio

SALMO

Sal 104 (105)

Il Signore ricorda sempre la sua parola santa.

È lui il Signore, nostro Dio:

su tutta la terra i suoi giudizi.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,

parola data per mille generazioni,

dell’alleanza stabilita con Abramo

e del suo giuramento a Isacco. R.

Fece uscire il suo popolo con argento e oro,

nelle tribù nessuno vacillava.

Quando uscirono, gioì l’Egitto,

che era stato colpito dal loro terrore.

Distese una nube per proteggerli

e un fuoco per illuminarli di notte. R.

Alla loro richiesta fece venire le quaglie

e li saziò con il pane del cielo.

Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque:

scorrevano come fiumi nel deserto.

Così si è ricordato della sua parola santa,

data ad Abramo suo servo. R.

EPISTOLA

2Cor 8, 7-15

La carità fraterna nella Chiesa, continuazione del dono di Dio.

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.

Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dallo scorso anno siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma anche a volerla. Ora dunque realizzatela perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi. Se infatti c’è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno.

Parola di Dio.

Rendiamo grazie a Dio

CANTO AL VANGELO

Sal 110 (111), 4b-5

Alleluia.

Misericordioso e pietoso è il Signore.

Egli dà il cibo a chi lo teme,

si ricorda sempre della sua alleanza.

Alleluia.

VANGELO

Lc 9, 10b-17

Il segno della moltiplicazione dei pani.

Lettura del Vangelo secondo Luca.

Gloria a te, o Signore

In quel tempo. Il Signore Gesù prese i suoi discepoli con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Parola del Signore.

Lode a te, o Cristo

DOPO IL VANGELO

Es 34, 9

Signore, cammina in mezzo a noi,

perdona le nostre colpe

e fa’ di noi il tuo popolo.

PREGHIERA UNIVERSALE

Fratelli e sorelle, nel segno della moltiplicazione dei pani, il Signore Gesù conferma la sua vicinanza all’umanità: gioiosi nella speranza, presentiamo le nostre preghiere al Padre, principio e fonte di ogni bene:


Donaci la tua speranza, Signore!


Per la Chiesa, perché, rinnovata alla mensa della Parola e dell’Eucaristia, cresca nell’unità, nella concordia e nella pace: preghiamo. R.

Per le famiglie, perché, superando le incomprensioni e le difficoltà della vita quotidiana, trovino nella luce del Vangelo la fonte della propria comunione e missione: preghiamo. R.

Per noi, perché, nella sincera «premura verso gli altri», sappiamo esprimere nella vita il grande dono ricevuto nella fede: preghiamo. R.

A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA

O Dio onnipotente, guarda con misericordia alla nostra debolezza e contro ogni pericolo stendi su noi la tua mano forte e pietosa. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

LITURGIA EUCARISTICA 

PROFESSIONE DI FEDE

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,

(Alle parole «e per opera dello Spirito Santo… si è fatto uomo», tutti si inchinano.)

e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. 

SUI DONI

Questa offerta ci purifichi, o Padre, dalle nostre colpe, e il sacrificio, che stiamo per celebrare, elevi a te e santifichi il cuore dei tuoi figli obbedienti. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

PREFAZIO

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

È giusto benedirti in ogni tempo perché da te ci viene ogni alito di vita, da te ci è data ogni capacità di agire, da te dipende tutta la nostra esistenza. Nessun amore mai trascorre senza i doni del tuo amore, ma in questi giorni, dopo che abbiamo rivissuto la venuta tra noi del Signore Gesù e tutti i prodigi della redenzione, si fa più chiara e viva la coscienza delle passate gioie e dei beni presenti, e in rinnovato spirito di lode uniti a cielo e terra proclamiamo:

Santo, Santo, Santo… 

ANAMNESI

Mistero della fede.

Annunziamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta.

ALLO SPEZZARE DEL PANE

Sal 30 (31), 17-18a

Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo

e salvami, per tua misericordia.

Che io non resti confuso, Signore,

perché ti ho invocato.

PADRE NOSTRO

Padre nostro che sei nei cieli,…….. 

ALLA COMUNIONE

Is 54, 10; 55, 3

«Il mio amore non ti abbandonerà,

la mia alleanza di pace non verrà meno

- dice il Signore di misericordia -.

Porgete l’orecchio e venite,

ascoltate e avrete la vita:

farò con voi un’alleanza eterna come promisi a Davide».

DOPO LA COMUNIONE

Preghiamo.

Tu che ci nutri e ci rinnovi, o Dio, con la sublimità di questi misteri di grazia, disponi i tuoi fedeli a rendere operosa nella vita la ricchezza della loro divina efficacia. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

RITI DI CONCLUSIONE

Il Signore sia con voi.

E con il tuo Spirito. Kyrie, eléison. Kyrie, eléison. Kyrie, eléison.

Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e

Spirito Santo.

Amen.

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Traccia di comprensione per Es 16,2-7a.13b-18; 2Cor 8,7-15; Lc 9,10b-17

don Raffaello Ciccone

III domenica dopo Epifania (anno A)

Lettura del libro dell’Esodo 16, 2-7a. 13b-18

Il popolo di Israele è stato liberato dalla schiavitù dell’Egitto, ha superato l’ostacolo drammatico delle acque del Mar Rosso, non è più inseguito dall’esercito del faraone, ma soffre il dramma interiore della insicurezza e del bisogno sui problemi fondamentali della sopravvivenza: l’acqua, il pane, la carne.

Così il popolo mormora contro Mosé e contro Aronne, rimproverando loro di averli convinti di avventurarsi nel deserto: infatti, resta solo la prospettiva di morire di fame. Lamentandosi contro Mosé ed Aronne, si lamentano contro Dio.

Nel libro dell’Esodo (15,22-27) viene ricordato il ritrovamento dell’acqua che tuttavia risulta “amara” e Mosè – su indicazione del Signore – sceglie un legno e lo getta nelle acque che diventano dolci. Ma ora la mormorazione con Mosé ed Aronne si sviluppa per la nostalgia delle “pentole di carne d’Egitto, che veniva mangiata con pane a sazietà”. E il Signore, pazientemente, parla a Mosè dicendo che farà piovere pane dal cielo.

Al v. 12 (qui non riportato) riprende il dialogo del Signore con Mosè. Al pane dal cielo che giungerà di mattina, il Signore aggiunge la carne che troveranno la sera.

La manna è dovuta alla secrezione di insetti che vivono su certe tamerici, ma solo nella regione centrale del Sinai; la si raccoglie in maggio-giugno. Le quaglie, esauste dalla traversata del Mediterraneo di ritorno dalla loro migrazione in Europa, verso settembre, si abbattono in grande quantità sulla costa, a nord della penisola del Sinai, spinte dal vento da ovest (Nm11,31).

Il lungo e travagliato peregrinare degli Israeliti nel deserto diventa figura dell’esistenza umana.

Ricevuta la libertà come dono, è il tempo dell’apprendere a farne uso, perché la libertà non è ancora la realizzazione, ma solo la condizione fondamentale e iniziale della realizzazione, che si gioca nel rapporto personale. Perciò è necessario questo tempo, come il tempo del conoscersi tra Dio e il popolo.

Non sono i momenti facili, festosi, quelli che rivelano i sentimenti più veri, ma i momenti difficili, quelli nei quali una carenza o un dramma portano al limite le capacità di reazione. Nel peregrinare per il deserto, gli Israeliti si trovano senz’acqua, senza nutrimento e debbono accettare di fondarsi sulla Parola e sulla promessa di Dio. Dopo la sete, è la volta della fame, ed è un reciproco mettersi alla prova. Il popolo dubita delle intenzioni di Dio e Dio mette alla prova lo stesso popolo con una legge: ci sarà da mangiare a volontà, ma non si potranno accumulare scorte alimentari per più di un giorno.

Insieme alla fiducia nella Parola di Dio, questo popolo, che si deve educare alla libertà e all’autonomia, deve potersi guardare in giro, cogliere i fenomeni naturali posti dalla Provvidenza che lo accompagna e lo assiste. Così impara a cogliere la presenza divina, misteriosa e libera, in relazione con ciascuno su questo cammino ed esigente di una risposta, altrettanto libera e amorosa.

Anche Gesù spezzerà il pane per una moltitudine, e per questo la moltitudine vorrebbe farlo re (Gv 6,15); però Gesù la dissuade. La prospettiva non si apre sul potere o la vittoria, ma sul dialogo in una risposta libera e amorosa.

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 8, 7-15

Insieme, Paolo introduce il principio dell’uguaglianza (vv 13-14). Lo scopo non è l’impoverimento degli uni a favore degli altri, ma la condivisione delle risorse.

Così Paolo, dopo aver richiamato due motivazioni teologiche (l’esempio di Gesù e il tema dell’uguaglianza), ritorna all’esempio dei cristiani di Macedonia, citati alcuni versetti prima, che, nella loro «estrema povertà» hanno dato «al di là dei loro mezzi» (vv 2-3; cf. Mc 12,41-44: obolo della vedova). Egli invita, comunque, la comunità di Corinto, discretamente, a imitare la generosità dei loro fratelli macèdoni. Vuole fare loro comprendere come il comandamento “dell’amore del

prossimo come se stessi”, implichi prima di tutto l’uguaglianza come giustizia e la distribuzione di ciò che serve secondo il bisogno di ciascuno (e qui viene ricordato l’episodio della manna: Es 16,18).

Lettura del Vangelo secondo Luca 9, 10b-17

Il racconto di Luca sui pani spezzati e distribuiti offre un particolare messaggio teologico per aiutare la Comunità cristiana a vivere quel gesto di comunione che ogni domenica ormai celebra dall’inizio del suo sorgere. Egli lo lega ai gesti di Gesù carichi di senso e all’operosità dei credenti perché vi trovino significati e sostegno per l’opera della loro vita quotidiana.

Tutto il testo, perciò, non va letto come una cronaca che ci mette in difficoltà a volerne comprendere i vari aspetti: siamo verso sera, siamo nel deserto, siamo con un numero spropositato di persone. Si parla di spezzare il pane. Da che parte spuntano le ceste ecc?

Luca vuole educare i credenti a trasporre i gesti di Gesù nel gesto concreto di ogni Comunità, perché diventi stimolo e coerenza nella settimana e perciò il testo è carico di richiami dell’AT e di avvenimenti di Gesù stesso.

Il racconto della manna che viene dal cielo fa riferimento al popolo liberato e in cammino nel deserto (Es 16; Num 11). Ma anche il pane che dà Gesù non è frutto dell’uomo. ma viene dal cielo.

Gesù è il nuovo Mosè. Infatti Mosè stesso aveva parlato di un futuro “profeta pari a me” che Dio avrebbe suscitato (Dt18,15). E Gesù compie azioni di salvezza e di liberazione come Mosè stesso.

Isaia aveva parlato di “un banchetto per tutti i popoli” (55,1-2).

Anche Eliseo aveva sfamato molte persone con pochi pani (20 pani per 100 persone: 2Re,4,42-44) e Gesù amplifica il segno.

Gesù è il profeta che visita il suo popolo, è il Messia che raccoglie i suoi: peccatori perdonati, poveri evangelizzati, malati guariti, donne e uomini alla pari. E’ salvatore in tre gesti: parla, guarisce e sfama la folla [5.000 uomini: 100 gruppi di 50 l’uno. Popolo benedetto (numero 100), ricco dello Spirito (numero 50).

E’ verso sera che il problema si pone sul mangiare. La notte incombente è il tempo del male, dell’inattività, della solitudine.

Alla preoccupazione dei discepoli che risolvono suggerendo di congedare la folla, Gesù risponde: “Date voi stessi da mangiare” e questo lascia tutti sconcertati. Accennano ad una controproposta assurda: “Dobbiamo andare a comprare il pane per tutti?”. Essi pensano che ciascuno debba risolvere da solo le proprie necessità poiché non ci sono risorse sufficienti.

Paolo sta parlando ai Corinti circa una colletta di soldi che sta facendo in favore della Chiesa di Gerusalemme, in difficoltà economica, per i numerosi poveri cui offre sostegno. Paolo mette in parallelo la ricchezza nella fede con la generosità nel condividere i beni materiali.

Siamo durante il regno dell’imperatore Claudio (41-54 d.C.) e sono sorte varie carestie nell’impero romano. Perciò anche la Palestina subisce questo flagello e le comunità cristiane non sono più capaci di mantenere il ritmo di aiuto che offrono ai poveri.

Questa colletta, (se ne parla in. Rm 15,26-28; Gal 2,10; 2Cor 8-9; At 24,17), verso i «santi», i cristiani di Gerusalemme, bisognosi di soccorso (cf. 2Cor 8,4; vedi At 11,29-30) occupò un posto importante nelle preoccupazioni di Paolo, che vi vedeva il segno e la garanzia dell’unità tra le Chiese, fondate da lui, e quelle dei giudeo-cristiani.

Egli riconosce ai Corinti l’abbondanza dei doni della grazia di Dio e li invita ad essere grandi anche in questa opera di generosità. Il v. 8 afferma: «Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri». Paolo conosce la sua comunità, che ha fondato e presso cui ha vissuto circa due anni, ma conosce bene anche l’animo

umano e sa che, a volte, il braccio della generosità diventa corto. Sa poi anche che l’amore professato con la voce va verificato nelle opere («Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» 1Gv 3,17-18).

Egli non vuole forzare la mano ai Corinti, mettendoli in difficoltà. Sa, però, che i suoi detrattori hanno messo in giro voci maligne sul suo conto, dicendo che il suo fine nascosto è quello di acquistarsi benemerenze nel suo popolo.

Così Paolo passa all’argomento forte della sua esortazione: l’imitazione di Cristo. Egli si è fatto povero della sua divinità (cfr. Fil 2,5-11) per farci diventare ricchi della comunione sua con il Padre, e ci ha inseriti in quella relazione d’amore che ci fa vivere. L’imitazione di Cristo è farsi guidare dallo Spirito suo e del Padre nel diventare sapienti della vita per realizzare il frutto (al singolare) dello Spirito che Paolo esemplifica nella lettera ai Galati: «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è legge» (Gal 5,22-23).

Gesù non ne fa un problema economico, ma un problema di presenza (Ci sono io) e un problema di condivisione (Date ciò che avete e troverete alla fine l’abbondanza). Gesù è l’ospite, quel giorno, che invita, attraverso i discepoli, e fa sedere; egli è colui che forma una comunità in cui non deve mancare la parola, la guarigione (la liberazione) e il cibo donato dal Signore per sfamarsi nel deserto

(richiamo alla generosità e alla solidarietà).

Viene così suggerito il cammino di una pastorale cristiana: Parola di Dio, liberazione, celebrazione,

Eucaristia come dono e condivisione, comunione di vita abbondante.

Le 12 ceste richiamano il lavoro e la garanzia del nuovo popolo di Dio con l’attività dei 12. Il mondo dell’Eucaristia regge se:

o c’è lo sforzo di tutti di operare per la pace e lo sviluppo,

o ci si preoccupa di guardare il bisogno degli altri,

o ci si organizza per trovare soluzioni, pur piccole.

Altrimenti le Eucarestie diventano una menzogna poiché mancano la scoperta della Parola che cambia mentalità e converte, la liberazione dal male e la condivisione.


Tratto da Qumran2.net | www.qumran2.net