12/03/2017

II DI QUARESIMA – DOMENICA DELLA SAMARITANA – Signore, tu solo hai parole di vita eterna

MESSA NEL GIORNO

RITI DI INTRODUZIONE

ALL’INGRESSO

Cfr  Ap 15, 3; Ef 5, 26; Sal 135 (136), 16

Grandi e mirabili le tue opere, Dio onnipotente, tu che lavi la Chiesa col lavacro dell’acqua in virtù della parola di vita, perché la tua misericordia resta in eterno!

Giuste e vere le tue strade, Re dei secoli,

che guidi il tuo popolo attraverso il deserto!

ATTO PENITENZIALE

Carissimi, il Signore Gesù, che ci invita alla sua mensa, ci chiama alla conversione: con fiducia, apriamo il nostro spiri­to al pentimento e invochiamo la sua infinita misericordia, perché la partecipazione a questa celebrazione rinnovi l’in­nocenza del nostro cuore.

(Pausa di silenzio)

Tu, Figlio di Dio, che solo hai parole di vita eterna: Kyrie, eléison. Kyrie, eléison.

Tu, Figlio dell’uomo, che mandi il tuo Spirito a creare in noi un cuore nuovo: Kyrie, eléison. Kyrie, eléison.

Tu, Figlio unigenito del Padre, che sei in noi speranza della gloria: Kyrie, eléison.

Kyrie, eléison.

Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.

Non si dice il Gloria.

ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA

Preghiamo.

Dio, che ami l’innocenza e la ridoni, avvinci te i cuori dei tuoi servi; tu, che ci hai liberato dalle tenebre dello spirito, non lasciarci allontanare più dalla tua luce. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

LITURGIA DELLA PAROLA

LETTURA Es 20, 2-24

La teofania al Sinai e la rivelazione del Decalogo.

Lettura del libro dell’Esodo.

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in  onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.

Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo; ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!». Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore sia sempre su di voi e non pecchiate». Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura dove era Dio. Il Signore disse a Mosè: «Così dirai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto che vi ho parlato dal cielo! Non farete dèi d’argento e dèi d’oro accanto a me: non ne farete per voi! Farai per me un altare di terra e sopra di esso offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò far ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò».

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio

SALMO

Signore, tu solo hai parole di vita eterna.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R.

Ti siano gradite
le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore. R.

EPISTOLA Ef 1, 15-23

Il Padre vi dia uno spirito di rivelazione per comprendere la grandezza della sua potenza, che egli manifestò in Cristo.

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini.

Fratelli, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.

Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui,la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose. Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio

CANTO AL VANGELO Cfr  Gv 4, 42. 15

Gloria e lode a te, o Cristo!

Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo: dammi dell’acqua viva, perché non abbia più sete. Gloria e lode a te, o Cristo!

VANGELO Gv 4, 5-42

La Samaritana.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni.

In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunse una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete: ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ha da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Parola del Signore. Lode a te, o Cristo

DOPO IL VANGELO Cfr  Ez 36,24-26; Sal 50 (51),12

«Vi separerò dalle genti – dice il Signore – e verserò su voi acque pure; da tutte le vostre colpe sarete lavati e vi darò un cuore nuovo, uno spirito nuovo di giustizia».

PREGHIERA UNIVERSALE

Fratelli e sorelle, innalziamo fiduciosi le nostre suppliche al Padre, perché in Cristo, «sorgente d’acqua viva», estingua la nostra sete di vita e di verità.

Rinnova, Padre, i nostri cuori!

Per la Chiesa, continuamente rinnovata dall’acqua viva dello Spirito: ti preghiamo. R.

Per i popoli che sperimentano il dramma della guerra e della persecuzione religiosa: ti preghiamo. R.

Per i fratelli che vivono nella malattia e nella solitudine: ti preghiamo. R.

Per noi, raccolti in comunione di fede, per adorarti «in spirito e verità»: ti preghiamo. R.

A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA

Accogli, o Dio forte, le nostre preghiere e soccorri con paterno amore chi ti invoca con fede; aiutaci a combattere il male con le armi della sobrietà e dell’astinenza. Per Cristo nostro Signore. Amen.

LITURGIA EUCARISTICA 

PROFESSIONE DI FEDE

Nel cammino quaresimale siamo chiamati a riscoprire la fonte della nostra vita cristiana: proclamiamo ora il Simbolo degli Apostoli, sintesi della fede che ci è stata trasmessa il giorno del nostro Battesimo.

Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio; nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

SUI DONI

Guarda propizio, o Dio, i doni che il tuo popolo ti presenta e insieme gradisci anche noi come sacrificio spirituale. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PREFAZIO

È veramente cosa buona e giusta celebrarti, o Padre di infinita misericordia. Cristo Signore nostro, a rivelarci il mistero della sua condiscendenza verso di noi, stanco e assetato, volle sedere a un pozzo e, chiedendo da bere a una donna samaritana, le apriva la mente alla fede; desiderando con ardente amore portarla a salvezza, le accendeva nel cuore la sete di Dio. Per questo disegno di grazia, con tutti i cori celesti, cantiamo senza fine l’inno della tua lode: Santo, Santo, Santo… 

ANAMNESI Mistero della fede.

Tu ci hai redento con la tua croce e la tua risurrezione: salvaci, o Salvatore del mondo

ALLO SPEZZARE DEL PANE Cfr  Gv 4, 13-14

O Gesù, hai detto alla samaritana: «Chi berrà dell’acqua che io darò, non avrà più sete in eterno». Donaci di quell’acqua, Signore, così berremo e non avremo più sete.

ALLA COMUNIONE Cfr  Gv 7, 38; Nm 20, 6

Dal tuo cuore, Signore Gesù, fiumi d’acqua viva scorreranno. Ascolta pietoso il grido di questo popolo e aprici il tesoro della tua grazia che santifica il cuore dei redenti.

DOPO LA COMUNIONE

Preghiamo.

Splenda, o Dio, nella luce della grazia, la Chiesa del tuo Cristo, che a questa santa mensa ha ricevuto la certezza dell’eterna comunione col Signore risorto, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

RITI DI CONCLUSIONE

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CENTRO STUDI BIBLICI “G. VANNUCCI”

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM

Sono tre i personaggi femminili nel vangelo di Giovanni, ai quali Gesù si rivolge con l’appellativo donna”, che significa “sposa, moglie” e rappresentano in qualche modo le spose di Dio. Il rapporto tra Dio e il suo popolo, attraverso i profeti, in particolare da Osea in poi, il profeta della Samaria, era raffigurato come quello di un matrimonio. Dio era lo sposo e il popolo la sua sposa.

Allora in questo vangelo Gesù si rivolge chiamandola “donna”, cioè “sposa”, la madre alle nozze di Cana, la madre rappresenta il popolo che è stato sempre fedele a Dio, testimone della nuova alleanza che Gesù verrà a proporre, perché in quella vecchia non c’è vino, cioè manca l’amore.

Poi Gesù, nel brano che adesso vediamo, si rivolge con lo stesso appellativo “donna”, moglie, alla donna adultera, la sposa adultera, che lo sposo va a riconquistare non attraverso delle minacce o dei castighi, ma con un’offerta ancora più grande di amore. Infine, il terzo ed ultimo personaggio femminile al quale Gesù si rivolgerà chiamandola “donna” è Maria di Magdala che rappresenta la nuova comunità, la sposa del Signore.

In questo brano c’è l’intenzione di Dio, che è Gesù, di recuperare la sposa adultera. Ecco perché nel versetto che purtroppo la liturgia ha eliminato da questa lettura (i versetti 3 e 4) si legge che “Gesù lasciò la Giudea, si diresse di nuovo verso la Galilea” e, scrive l’evangelista, “doveva perciò attraversare la Samaria”.

Questo “doveva attraversare la Samaria”, non si deve a un itinerario geografico. Normalmente dalla Giudea alla Galilea si percorreva la più comoda e tranquilla vallata del Giordano, perché, essendoci inimicizia tra galilei, giudei e samaritani, attraversando quella regione significare andare incontro a guai.

E spesso ci si lasciava la pelle. Allora questo “dover” da parte di Gesù “attraversare la Samaria”, non si deve a motivi di itinerario, ma a motivi teologici.

E’ lo sposo che va a recuperare la sposa adultera. L’evangelista ci presenta una donna samaritana, anonima. Quando i personaggi sono anonimi significa che sono personaggi rappresentativi di una realtà che l’evangelista vuole presentare. E Gesù, indifferente ai conflitti della razza, della religione e del sesso, si rivolge a questa donna chiedendole da bere. E’ una cosa che un uomo giudeo non avrebbe mai fatto, chiedere a una donna, e per di più ad una samaritana, una nemica, che è considerata impura.

Infatti la donna samaritana si meraviglia e chiede a Gesù: “«Come mai tu che sei giudei, chiedi da bere a me che sono donna»”, e lo sottolinea, un uomo non rivolge la parola a una donna, e poi questa è samaritana. I samaritani, per la loro idolatria che adesso vedremo, erano considerati impuri, nemici di Dio e nemici di tutti gli uomini. E l’evangelista diplomaticamente sottolinea: “I giudei infatti non hanno rapporti con i samaritani”, ovvero se le davano di santa ragione tutte le volte che si trovavano.

Bene, Gesù ha chiesto un minimo segno di accoglienza, di ospitalità, per poi rispondere lui con il suo dono. E “Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio»”. Lo sposo va a riconquistare la sposa adultera, non attraverso le minacce, ma con un’offerta ancora più grande del suo amore. E dice Gesù: se tu conoscessi questo dono e colui che ti da da bere, tu stessa gli avresti chiesto acqua viva”, cioè l’acqua della sorgente.

Ed ecco che qui il dialogo si svolge tra due differenti termini che riguardano il luogo di quest’acqua.

Dispiace che i traduttori non ne tengano conto. Mentre la donna parla di pozzo, che significa un luogo dove c’è l’acqua, ma l’acqua non è viva e, soprattutto, esige lo sforzo dell’uomo, in questo caso della donna, per attingere l’acqua.

Il pozzo è l’immagine della legge e l’acqua è quella che da la vita. Mentre la donna parla di pozzo, cioè lei non conosce un dono gratuito, Gesù le parla di sorgente. Nella sorgente l’acqua è viva, l’acqua zampilla, e soprattutto non richiede nessuno sforzo da parte della donna che ha sete, se non quello di bere. Infatti Gesù le risponde: “«Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete»”, immagine della legge. La legge non riesce a rispondere al desiderio che ogni uomo porta dentro.

Perché, per la legge, l’uomo è sempre limitato, inadeguato, inadempiente. Ma Gesù dichiara: “«Chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno»”. Il suo messaggio, la sua persona, è la risposta di Dio al desiderio di pienezza che ogni persona si porta dentro. E, aggiunge Gesù: “«Anzi,l’acqua che io gli darò, diventerà in lui …»”, quindi non è più un’acqua esterna, ma un’acqua interiore “«… una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna»”. L’amore di Dio, che attraverso Gesù viene comunicato all’uomo, nella misura in cui l’uomo lo accoglie e lo trasmette agli altri, in questo dinamismo di un amore ricevuto e di un amore comunicato, realizza, fa crescere e matura la sua esistenza per sempre. Rende la vita indistruttibile.

Quindi non è un’esperienza di osservanza di una legge esterna all’uomo, ma l’esperienza di una forza interiore, perché Dio non governa gli uomini emanando leggi che questi devono osservare, ma comunicando loro la sua stessa capacità d’amore. A questo punto, stranamente, Gesù chiede alla donna di andare a chiamare il marito. La risposta della donna è che non ha marito. E Gesù le fa notare che ha avuto cinque mariti.

Cosa significa questo? Abbiamo visto che la donna è anonima; i personaggi anonimi sono personaggi rappresentativi, quindi la donna rappresenta la Samaria, e cosa sono questi cinque mariti? Questa regione era stata popolata da coloni provenienti da altre nazioni i quali avevano portato le loro divinità.

Per cui su cinque monti c’erano cinque templi a cinque divinità. Poi, sul monte Garizim, il tempio a Jahvè.

Quindi adoravano Jahvè, ma insieme agli altri dei. E, nella lingua ebraica, “signore” e “marito” hanno lo stesso significato. La donna capisce. Capisce che quello che quello che ha chiamato Signore adesso è un profeta, e si richiama alla tradizione. “«I nostri padri hanno adorato su questo monte, voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare»”. Ha compreso il richiamo di Gesù ed è disposta a tornare al vero Dio.

Solo che vuole sapere dove. Ci sono tanti santuari, specialmente quello importante del Garizim, dove adorano il Dio di Israele, ma c’è anche quello di Gerusalemme . Allora lei è disposta a tornare a Dio, ma vuole sapere dove. Ecco la novità importante che Gesù proclama a questa donna samaritana, la fine del tempio, la fine del culto. “«Credimi o donna»”, le si rivolge chiamandola “donna”, sposa, “«Viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre».

Lei s’è richiamata ai padri, “i nostri padri”, Gesù la invita ad accogliere il Padre, lei pensava di andare in un luogo per offrire a Dio, ora è iniziata l’epoca in cui è Dio che si offre agli uomini, chiede di essere accolto per aumentare la loro capacità d’amore e renderli capaci di un amore generoso e incondizionato come il suo. Ecco l’importante annunzio di Gesù: “«Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità»”.

Spirito e verità è un’espressione che indica l’amore fedele. L’unico culto che Dio chiede non parte dagli uomini verso Dio, ma dal Padre verso gli uomini. E’ la comunicazione del suo amore che l’uomo fa proprio, e l’unico culto che Dio gli chiede è il prolungamento di questo amore. Spirito e verità significa un amore vero. Quand’è che l’amore è vero? Quando l’amore è fedele. Infatti … e qui c’è la traduzione della CEI … “«Infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano»”. E meglio andare al testo originale, dove l’evangelista dice: “«Infatti il Padre cerca tali adoratori»”

E’ tanta l’urgenza del Padre di manifestarsi agli uomini, che il Padre li cerca per realizzare il suo disegno d’amore. Ed ecco l’espressione stupenda di Gesù: “«Dio è spirito»”; Spirito non è qualcosa di astratto, ma significa l’energia vitale creatrice. “«E quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità»”, in amore fedele. Quindi Dio è energia d’amore creatrice che chiede soltanto di essere accolto dall’uomo per prolungare il suo amore per tutta l’umanità. Questa è la novità apportata da Gesù. E’ la fine del tempio, perché non c’è più bisogno del tempio, e la fine del culto, che era una diminuzione dell’uomo nei confronti di Dio.

L’uomo doveva togliersi qualcosa per darla a Dio. Nel nuovo culto è Dio che si offre agli uomini perché con lui e come lui, si diano a tutta l’umanità.