18/12/2016

DIVINA MATERNITÀ DI MARIA–Domenica dell’Incarnazione

VI DOMENICA DI AVVENTO

Rito Ambrosiano

Introduzione

«Il Verbo di Dio pose la sua abitazione tra gli uomini e si fece Figlio dell’uomo, per abituare l’uomo a comprendere Dio […]; per questo, Dio ci ha dato come “segno” della nostra salvezza colui che, nato dalla Vergine, è l’Emmanuele» (sant’Ireneo): in questa Domenica che precede il Natale, siamo chiamati a contemplare con un unico sguardo di fede il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio e della Divina Maternità di Maria. Nella docilità di Maria al disegno di Dio si compie per noi la stagione dell’attesa e ha inizio il tempo della progressiva realizzazione della promessa. «Il Signore è vicino!» e chiede a ciascuno di disporsi all’incontro con lui, imitando la stessa umiltà e accoglienza della vergine Maria: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

MESSA NEL GIORNO

RITI DI INTRODUZIONE

ALL’INGRESSO

Cfr  Lc 1, 43

Elisabetta dice a Maria:

«Perché a me sei venuta, Madre del mio Signore?

Se l’avessi saputo, sarei uscita a te incontro.

Tu porti in grembo il Re dell’universo,

io solamente un profeta;

tu colui che dà la legge, io colui che la osserva;

tu la Parola che salva,

io la voce che ne proclama l’avvento».

ATTO PENITENZIALE

Carissimi, il Signore si fa vicino e «nella verginità feconda di Maria» condivide la nostra esistenza: per essere meno inde­gni di accostarci alla mensa della Parola e dell’Eucaristia, con fede viva, riconosciamoci peccatori e bisognosi di salvezza.

(Pausa di silenzio)

Tu, Figlio di Dio, che sei nato dalla vergine Maria e ti sei fatto nostro fratello: Kyrie, eléison.

Kyrie, eléison.

Tu, Figlio dell’uomo, che hai portato nella povertà della nostra natura la tua divina ricchezza: Kyrie, eléison. Kyrie, eléison.

Tu, Figlio unigenito del Padre, che sei immagine dell’uomo nuovo: Kyrie, eléison. Kyrie, eléison.

Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.

Amen.

(non si dice il GLORIA)

ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA

Preghiamo.

O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa’ che sperimentiamo la sua intercessione perché da lei abbiamo ricevuto lo stesso Autore della vita, Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

LITURGIA DELLA PAROLA

LETTURA

Is 62, 10 – 63, 3b

Dite alla figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo Salvatore.

Lettura del profeta Isaia.

In quei giorni, Isaia disse: «Passate, passate per le porte, sgombrate la via al popolo, spianate, spianate la strada, liberatela dalle pietre, innalzate un vessillo per i popoli». Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede”. Li chiameranno “Popolo santo”, “Redenti del Signore”. E tu sarai chiamata Ricercata, “Città non abbandonata”». «Chi è costui che viene da Edom, da Bosra con le vesti tinte di rosso, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza?». «Sono io, che parlo con giustizia, e sono grande nel salvare». «Perché rossa è la tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel torchio?». «Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me».

Parola di Dio.

Rendiamo grazie a Dio

SALMO

Sal 71 (72)

Rallegrati, popolo santo; viene il tuo Salvatore.

Le montagne portino pace al popolo

e le colline giustizia.

Ai poveri del popolo renda giustizia,

salvi i figli del misero e abbatta l’oppressore. R.

Scenda come pioggia sull’erba,

come acqua che irrora la terra.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace.

In lui siano benedette tutte le stirpi della terra

e tutte le genti lo dicano beato. R.

Benedetto il Signore, Dio d’Israele:

egli solo compie meraviglie.

E benedetto il suo nome glorioso per sempre:

della sua gloria sia piena tutta la terra. R.

EPISTOLA

Fil 4, 4.9

Rallegratevi, il Signore è vicino.

Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi.

Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!

Parola di Dio.

Rendiamo grazie a Dio

CANTO AL VANGELO

Lc 1, 38

Alleluia.

Ecco la serva del Signore:

avvenga per me secondo la tua parola.

Alleluia.

VANGELO

Lc 1, 26-38a

Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.

Lettura del Vangelo secondo Luca.

In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia, il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito santo scenderà su di te, e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò  colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

Parola del Signore.

Lode a te, o Cristo

DOPO IL VANGELO

Dal cielo il nostro Salvatore

è disceso nel grembo di Maria.

È lodato dagli angeli

e chiamato Dio sovrano.

PREGHIERA UNIVERSALE

Fratelli e sorelle, riconoscenti per il dono d’amore del Signore, innalziamo le preghiere che nascono sinceramente dal cuore.

Vieni, Signore Gesù!

Per la Chiesa, perché sappia accogliere il Verbo del Padre e si disponga a rivivere nella fede il mistero che l’ha salvata e redenta: preghiamo. R.

Per tutte le genti, perché, nell’Incarnazione di Cristo, riconoscano il primato dell’amore di Dio per l’uomo: preghiamo. R.

Per ciascuno di noi, perché, lasciandoci raggiungere dalla grazia dello Spirito Santo, sappiamo fare nostri i sentimenti di Maria, confermando ogni giorno il nostro “sì” al disegno salvifico del Padre: preghiamo. R.

A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA

O Dio onnipotente, che ci hai creato e hai mandato a noi il tuo Verbo, fatto uomo nel grembo della vergine Maria, guarda con amore il tuo popolo e ascolta la sua umile voce. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

LITURGIA EUCARISTICA 

PROFESSIONE DI FEDE

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,

(Alle parole «e per opera dello Spirito Santo… si è fatto uomo», tutti si inchinano.)

e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. 

SUI DONI

Il tuo Spirito, o Dio onnipotente, disceso con la sua gloria nella vergine Maria, accolga le nostre offerte e le ricolmi della sua grazia. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

PREFAZIO

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, celebrare il mistero della beata vergine Maria che, accogliendo con fede illibata l’annunzio dell’angelo, concepì il tuo Verbo, rivestendolo di carne mortale; nell’esiguità del suo grembo racchiuse il Signore dei cieli e il Salvatore del mondo e per noi lo diede alla luce, serbando intatta l’integrità verginale. Stupiti e gioiosi per questo prodigio, uniti agli angeli e ai santi, eleviamo a te, Padre, unico onnipotente Dio col Figlio e con lo Spirito Santo, l’inno della tua lode: Santo, Santo, Santo… 

ANAMNESI

Mistero della fede.

Annunziamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta.

ALLO SPEZZARE DEL PANE

Cfr  Lc 11, 27

Beato il grembo che ti ha portato, o Cristo

e beato il seno che ti ha nutrito,

o Signore del mondo

che per salvare gli uomini

ti sei degnato assumere la natura mortale.

PADRE NOSTRO

Padre nostro che sei nei cieli,…….. 

ALLA COMUNIONE

O scambio di doni mirabile!

Il Creatore del genere umano,

nascendo dalla vergine intatta

per opera di Spirito Santo,

riceve una carne mortale

e ci elargisce una vita divina.

DOPO LA COMUNIONE

Preghiamo.

Resta con noi, o Dio onnipotente e per l’inter-cessione di Maria vergine e madre aiutaci con instancabile amore a custodire in ogni giorno della vita il dono ricevuto alla tua mensa. Per Cristo nostro Signore.

Amen.

RITI DI CONCLUSIONE

Il Signore sia con voi.

E con il tuo Spirito. Kyrie, eléison. Kyrie, eléison. Kyrie, eléison.

Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e

Spirito Santo.

Amen.

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Traccia di comprensione per Is 40,1-11; Eb 10,5-9a; Mt 21,1-9

don Raffaello Ciccone

IV domenica T. Avvento (Anno A)

Lettura del profeta Isaia 40, 1-11

Il testo di Isaia costituisce l’inizio del “libro della Consolazione” (cc 40-55). Si chiama così la predicazione svolta da un anonimo profeta a Babilonia tra il 550 e il 539 a.C. (la cui parola è raccolta sotto i testi del più antico Isaia) dopo le prime vittorie di Ciro il grande che, poi, entrerà vittorioso come liberatore nella grande città di oppressione e libererà i popoli schiavi.

Il profeta annuncia il ritorno a Gerusalemme, dall’esilio a Babilonia, sconfitta da Ciro. Il testo che stiamo leggendo sintetizza e annuncia, nello stesso tempo, i temi stessi della sezione (cc40-55): la consolazione e la sua causa (1-2), il nuovo esodo (3-5), la parola di Dio è efficace (6-8), il Signore è re e pastore (9-11).

Davvero il popolo di Dio ha subìto doppio castigo, prima deportato dai Babilonesi, e poi rispedito in patria dai Persiani, ma in realtà loro servi, con in più la preoccupazione di dover sopravvivere, mancando due punti di riferimento fondamentali nella Gerusalemme ancora distrutta: la mancanza del tempio dove Dio abita e la mancanza delle mura dove il popolo può vivere con sicurezza.

Il profeta è incoraggiato a parlare al cuore di questo popolo con parole che risvegliano la fiducia e fanno intravvedere più profondamente l’amore che Dio porta, immutabile e profondo. Nel frattempo è interessante ripensare al significato ebraico della parola “consolare”: è creare le condizioni per il superamento concreto della situazione di afflizione (ad es., Isacco si consola della perdita di sua madre, prendendo moglie; un marito consola la moglie per la perdita di un figlio, donandole una nuova gravidanza), ma Dio ha bisogno che gli si prepari una strada. Il cammino di liberazione è sempre impostato sulla forza di Dio e sulla collaborazione della libertà umana. Questa deve colmare carenze e abbassare eccessi, e quindi porre le condizioni per poter accogliere la presenza di Dio.

I versetti 6-8 parlano della fragilità dell’uomo, paragonato a erba che il vento secca. Il popolo è come erba, i potenti sono come erba, ma la parola di Dio dura sempre. Questa dà la vita, e vivifica e sostiene l’uomo, sia esso il popolo o il suo oppressore (l’interpretazione profetica dell’esilio è che esso è stato voluto da Dio che si è servito di Babilonia per convincere il popolo del suo peccato e così convertirsi).

Ma nelle mani di Dio il deserto diventa il luogo di una marcia trionfante, che pur richiede una preparazione interiore: occorre avere fede e speranza per potersi mettere in cammino in un deserto, luogo faticoso e pieno di pericoli. Occorre fidarsi di questa parola e obbedirgli: la via da preparare non è solo quella fisica, ma soprattutto del cuore, là dove risuona il lieto annuncio.

La figura di ciò è il Signore che viene con braccio potente e si presenta come un re

vittorioso che porta con sé il suo bottino, cioè il popolo liberato. Il Signore è raffigurato anche come un pastore che si prende cura amorevole del suo gregge. In particolare, è attento alla vita che si presenta negli agnellini incapaci ancora di camminare e nelle pecore che faticano a camminare perché hanno da poco partorito. E’ lui che porta a Gerusalemme il popolo che fatica a camminare nelle vie del Signore e che ha bisogno di continua cura. E’ il Signore che si manifesta nei profeti inviati e, in questo caso, per annunciare la consolazione.

Nelle vicende di Gesù questo testo è ripensato come la profezia su Giovanni Battista, nuovo profeta, disponibile e capace, per la sua coerenza, ad invitare ad aprire una strada accessibile, nel deserto.

Il popolo cammini nella forza del Signore e accolga la sua Parola “(vv 3-5), e, nello stesso tempo, incontri con facilità, su queste strade, la presenza di Dio che gli si fa incontro.

Lettera agli Ebrei 10, 5-9a

Nel mondo ebraico l’esigenza di ringraziare Dio, per una malattia scampata o anche per chiedere perdono, faceva ripensare ad una offerta al tempio: venivano portati, a secondo delle possibilità, un capretto, offerte in natura o in danaro, e venivano donati al Signore.

L’Antico Testamento si è preoccupato ed ha regolamentato questo flusso di donazioni poiché esprimevano, da una parte, l’attenzione della propria interiorità, e dall’altra mantenevano strutture sempre molto costose nel tempio e i sacerdoti che lavoravano per il tempio. E tuttavia questi gesti di offerta rischiavano di ridursi a fatti superficiali. Allora, come oggi! Tanto che i profeti e Gesù stesso ricordavano, nella loro vita, l’importanza della parola di Dio e la sua precedenza su tutto il resto.

In questo testo viene ricordata la preghiera di un credente che pregando nel tempio riconosce: “sacrificio e offerta non gradisci…, non hai chiesto olocausto per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo…” (salmo 40,7-9).

Così l’autore di questa lettera antica, applica a Gesù le parole di questo sconosciuto che ha pregato nel tempio con il salmo 40. In tal modo Gesù non ha offerto alcun sacrificio materiale, ma ha detto: “Ecco, io vengo a fare la tua volontà” (vv 8-9).

Questa stessa riflessione, dice Matteo, e richiamata alla fine del discorso delle beatitudini (vv 7, 21 seguenti) “non chiunque mi dice: «”Signore Signore” entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del padre mio che è nei cieli».

Questo brano della lettera agli Ebrei ci ripropone una profonda rivoluzione religiosa che tocca tutte le fedi del mondo, compresa la fede cattolica. Siamo così richiamati ad aprire gli occhi sulla strada che il Signore ci indica, siamo incoraggiati alla ricerca della presenza del Signore nella storia di ciascuno di noi, ogni giorno, siamo aiutati a intravvedere il tempo che il Signore sa darci, aprendo con lucidità, nella nostra vita, gli occhi della fede.

E, insieme con la rilettura della Parola di Gesù, la storia che viviamo ci apre

quotidianamente ad intuizioni e suggerimenti.

Si usa ancora il richiamo a decifrare i “segni dei tempi”, riproposti da Giovanni XXIII nella Pacem in terris (PT: 1963) e nella Gaudium et spes del Concilio (GS: 1965)?

Lettura del Vangelo secondo Matteo. 21, 1-9

Lettura del Vangelo secondo Matteo 21, 1-9

Una modesta acclamazione popolare acquista, nel Vangelo di Matteo, il fascino di una scena trionfale di Gesù nella città santa, con tutta quella dignità regale e messianica che dall’evangelista viene ripresa, ripensando il testo del profeta Zaccaria. Tuttavia il trionfo si lega però alla passione. La citazione di Zaccaria ricorda, in particolare, la mitezza e l’umiltà. Infatti, dal testo citato di Zaccaria vengono tolti due aggettivi: “Egli è giusto e vittorioso” (Zac 9,9) così come vengono sostituite le parole, “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme” con “Dite alla figlia di Sìon” di Isaia (62,11).

Matteo concentra l’attenzione su Gesù “mite” (umile). Questi, infatti, non entra vittorioso su un focoso destriero, ma su un umile asinello, come annunciatore di pace (Zac 9,10).

Gesù, sale al tempio, coinvolto in un trionfo improvvisato, che, a dire la verità, anche Lui ha provocato, prenderà poi possesso della città santa e ne scaccerà i profanatori (21,12-17).

La folla distende le vesti e agita rami di alberi mentre scandisce acclamazioni. Queste però risultano pericolose poiché fanno riferimento alla dignità regale, acclamata in modo semplice e ingenuo.

Nel Salmo 118,19 si fa riferimento alla folla che nella “festa delle capanne”e “della

dedicazione” facevano un corteo gioioso: “Ordinate il corteo con rami frondosi fino ai lati dell’altare”. I pellegrini, che probabilmente accompagnano Gesù o i suoi compatrioti galilei, accampati fuori Gerusalemme, si ricordano di questa consuetudine e organizzano una festa in modo rozzo e modesto. L’acclamazione “Osanna” significa, inizialmente, “Deh! Salvaci”, ma poi è diventato un grido gioioso, a cui fanno seguito le acclamazioni messianiche, tratte dal Salmo 118,25-26.

Il Signore non viene come ce lo aspetteremmo. Non traspaiono i nostri progetti né le nostre rivincite. Egli annulla le vittorie. Quando viene, porta una proposta di pace e di novità a cui solo le persone semplici, i credenti in Lui, rispondono fiduciosi.

Egli non garantisce niente di ciò che ci aspettiamo. Per il suo trionfo chiede in prestito a noi le piccole cose che abbiamo: gli asini, la festa, i mantelli, i rami degli alberi, le grida di acclamazione, la fiducia. Egli non manifesta esigenze di potere, né forze combattenti, né desideri di trionfo.

Egli non vuole vincere nessuno, e questo dovrebbe essere ben chiaro nella sensibilità del nostro mondo credente.

A noi piace pensare che Cristo “impera, vince, regna”. Cristo viene per servire, per amare fino alla morte, per offrire chiarezza e lucidità su quello che veramente conta. E queste parole vanno lette nel sangue dei martiri messicani agli inizi del secolo XX. Ma poi la voglia di dimostrare e di vincere ci rende facilmente fondamentalisti quando vogliamo e pretendiamo di dimostrare e di difendere la potenza di Dio. Ma Egli ci offre un cammino in libertà verso di Lui, il Signore che ci accompagna discreto e invisibile e che ci accoglie con un abbraccio di comunione. Ci accoglie come umili testimoni della volontà del Padre

che ama e non vuol vincere.


Tratto da Qumran2.net | www.qumran2.net