01/04/2018

COMMENTO ALLE LETTURE DOMENICALI -

 DOMENICA DI PASQUA-  Questo è il giorno che ha fatto il Signore; rallegriamoci e in esso esultiamo -

Rito AmbrosianoAnno B

——————————————————————————–

don ANGELO CASATI–             VANGELO  GV 20, 11-18

don RAFFAELLO CICCONE  - prima lettura – Ap 1,1-8a

                                                            seconda lettura -1Cor 15,3-10

————————————————————————————-

don ANGELO CASATI –         VANGELO       Gv 20, 11-18

 Ciclostilalo e diffondilo!

Il racconto, che ora abbiamo ascoltato, è nell’aria silenziosa di un mattino. Perdonate, ma mi sembra molto bello e suggestivo celebrare così con voi questa mattina una Pasqua senza fanfare: ascoltare voci appena sussurrate, nel giardino dove Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo avevano deposto il corpo di Gesù, dopo averlo inondato di profumo: “trenta chili di una mistura di mirra e aloe”.

E Il giardino tenne il silenzio delle ultime ore della sera. Anche il giorno dopo il sabato il giardino aveva il respiro leggero delle prime luci dell’alba. Il brano che abbiamo letto non lo ha ricordato, ma è alle prime luci dell’alba che Maria di Magdala esce con il cuore in gola di casa, i suoi passi sono leggeri in un silenzio inviolato.

Leggete i racconti della risurrezione, fatta eccezione per il vangelo di Matteo, non c’è rumore. La tomba è già aperta. Nessuna pagina, negli altri vangeli, a raccontare il ribaltamento della pietra che ostruiva il sepolcro. Leggete i racconti della risurrezione: sono svelamento del risorto attraverso passi di vento, per una strada nelle ombre della sera, o sulla riva di un lago quando pulsa il mattino. E le voci, sempre leggere. Qualcuno direbbe “sotto tono”, ma io dico “nel tono del vangelo”.

La tomba è già aperta. Anche noi – pensavo – viviamo nel tempo della tomba già aperta. E il Vivente è per le nostre strade, perché è il Risorto. Penso a noi. A noi che raccogliamo ogni giorno notizie di morte, noi che vediamo quasi ogni giorno i visi rigarsi di pianto. E già sarebbe grazia che chiedessimo: “Perché piangi?”. Sarebbe grazia perché sarebbe segno che non siano ancora annegati nel mare dell’indifferenza.

Stiamo nel dialogo della vita se possiamo. Non c’è fascino nell’aria spavalda dei dibattiti, tanto meno nelle parole urlate. Stiamo nel dialogo della vita: “Donna, perché piangi'”. E sia una parola, un gesto leggero, che asciughi il pianto dagli occhi. E siano parole tenere, come quelle del Signore. Che conosce il nome: “Maria!”. Questa mattina dice il tuo nome ed è come se tu uscissi dal pianto, il tuo pianto per la morte del mondo.

Crediamo nel Risorto, crediamo che più forte della morte è l’amore: è il suo amore che l’ha risuscitato e ha fatto di lui un vivente; è il nostro amore che fa di noi dei risuscitati, dei viventi. Perdonate non sono un sociologo, non ho competenze per analisi rigorose dei tempi, ma a me sembra che oggi ci sia troppa cupezza, troppo pessimismo, troppa pesantezza.

E, conseguenza di questo pensiero negativo, è la resa: siamo arresi, non c’è più spinta di sogni, c’è respiro corto, il respiro corto della disillusione che sconfina a volte nel disimpegno, a volte nel cinismo. No, Pasqua è un invito, per forza del Risorto, a reagire, cominciando da noi, togliendo da noi per i primi la pesantezza.

Che cosa è pesante in me? Che cosa mi fa pesante? E quale il mio gesto che può rendere meno pesante la vita degli altri? Ho respirato questa fiducia in una poesia di David Maria Turoldo per il giorno di Pasqua. Ecco la prima strofa:

“Io vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa. Andrò in giro per le strade, zufolando così finché gli uomini dicano: “È pazzo!”. E mi fermerò soprattutto con i bambini a giocare in periferia. E poi lascerò lascerò un fiore ad ogni finestra dei poveri. E saluterò chiunque incontrerò per via, inchinandomi fino a terra… E poi suonerò con le mani le campane della torre, a più riprese finché non sarò esausto. E, a chiunque venga, anche al ricco, dirò: “Siedi pure alla mia mensa!”. Anche il ricco è un pover’uomo… E a tutti dirò: “Avete visto il Signore?”. Ma lo dirò in silenzio, con un sorriso”.

Vibra nella poesia un senso di fiducia che forse abbiamo smarrito. In un libro, “La vita non è il male” di Gabriella Caramore ho ritrovato il racconto dei ragazzi della Rosa Bianca, uccisi dai nazisti solo per aver diffuso volantini che inneggiavano alla libertà, facevano appello a non arrendersi, a non arrendersi a chi attentava al pensiero e alla libertà.

Mi è rimasta negli occhi una di loro, Sophie Scholl. Lei alla fine raggiunge per azzardo il piano più alto dell’edificio dell’Università e proprio dall’alto, a rischio sicuro di essere arrestata, fa volare nell’atrio gli ultimi suoi volantini. Verrà arrestata, inquisita, torturata, uccisa. Ebbene sulle pagine dei volantini, a chiusura, queste parole: “Vi preghiamo di ciclostilare questo foglio nel maggior numero possibile di copie e di diffonderle”.

Mi sono detto che potrebbe essere un invito anche per noi. A ciclostilare. Per noi che, questo mattina, dalla risurrezione di Gesù abbiamo ricevuto un messaggio, un messaggio di fiducia. Sei d’accordo? Sei d’accordo con il messaggio? Ciclostilalo. E diffondilo.

=======================================================================

don RAFFAELLO CICCONE  - prima lettura – Ap 1,1-8°

  seconda lettura -1Cor 15,3-0a

Atti degli Apostoli 1,1-8a
Luca, dopo aver concluso il racconto della vita di Gesù nel Vangelo che riporta il suo nome, scrive anche il libro degli Atti degli Apostoli per presentare la Chiesa come una continuazione della presenza di Gesù risorto. E lo fa attraverso il racconto di alcuni avvenimenti della Comunità cristiana. Così’ Gesù resta, con il suo Spirito, garanzia e fondamento della testimonianza della vita piena attraverso i credenti in Lui nel mondo. L’umanità incomincia a intravedere il messaggio nuovo e il tempo nuovo. E se Luca nel suo Vangelo, inizia il racconto della vicenda di Gesù nel tempio di Gerusalemme, con l’apparizione di un angelo che svela la nascita di un figlio ad un sacerdote anziano, incredulo, Zaccaria, che poi sarà padre di Giovanni Battista, lo stesso Vangelo di Luca si conclude nel tempio dove i discepoli, dopo la risurrezione, si trovano a pregare, come faceva Gesù. Il centro tuttavia è l’annuncio della Misericordia di Gesù che si fa piccolo nel “si “della Madonna ed offre un movimento travolgente di presenza del Divino nel cuore della terra che tutta diventa terra promessa. Negli Atti Gesù risorto continua questo movimento incontenibile di popolo e testimonia la risurrezione, cominciando da un banchetto in una casa Siamo sempre a Gerusalemme. C’è il ricordo di Giovanni che ha battezzato nell’acqua, Ma ci sono, insieme, il comando di attendere il dono dello Spirito e il progetto di annunciare Gesù, in pienezza, in tutto il mondo conosciuto. Il Signore si presenta per 40 giorni, vivo, con molte prove. Il numero 40 è un tempo importante per scoprire il significato vero della risurrezione e per abituare il proprio cuore e la propria vita alla novità di Dio. Ormai tutto va ripensato in termini di amore, di vittoria sul male, di speranza. I discepoli, anche dopo gli avvenimenti drammatici e gloriosi, non hanno ancor capito il senso della presenza di Gesù. Essi continuano a pensare quello che speravano tutti, amici e nemici, prima della morte in croce.” Così, venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il Regno di Israele?”(1,6). “Non spetta a. Voi conoscere. I tempi e i momenti…, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni…”. V iene negata la prevaricazione del potere, della gloria, dell’accaparramento di Dio e della sua forza. I discepoli continuano, infatti, a sognare la guerra e la lotta contro i pagani e la vittoria.
Vengono assicurate la gioia e la speranza per tutti.

Lettera ai Corinti 15,3-10a
Nella prima lettera ai Corinzi, San Paolo. Si preoccupa di rendere testimonianza, il più possibile, sulla resurrezione. Nel mondo giudaico dell’epoca, i Sadducei, legati particolarmente alla classe alta sacerdotale, escludevano la risurrezione così come nella tradizione greca i filosofi raffiguravano l’anima umana come una scintilla racchiusa nella prigione del corpo. Paolo, che aveva già trovato derisione ad Atene quando aveva sostenuto la vita nuova di Gesù, si preoccupa di ribadire la verità è la testimonianza della risurrezione, riportando un frammento di catechesi di altissimo valore che circolava nella Comunità cristiana: “V i ho trasmesso dunque quello che ho ricevuto”. L’elenco delle apparizioni segue una linea che a volte non coincide con i Vangeli. Tace al cune apparizioni (quelle delle donne) e ne aggiunge altre. Paolo rivendica in modo chiaro documentazione e testimonianza da parte di molti e vi aggiunge la sua, ricordando la propria conversione. Egli, infatti, si sente colpevole di aver incrociato l’apparizione di Gesù risorto, che lo ha reso apostolo e lo ha arricchito di grazia. Ma la sua risurrezione è come l’inizio e l’avvio di una speranza e di un annuncio che dissolve la disperazione e apre finalmente il cammino verso il Padre attraverso Gesù.