13/05/2018

COMMENTI ALLE LETTURE DOMENICALI

DOMENICA DOPO L’ASCENSIONE –anno B – Rito Ambrosiano

 Signore, tu conosci tutte le mie vie

Don RAFFAELLO CICCONE:  prima lettura  :AT 1,15-26  -seconda lettura: 2TM 3,14-16

Card: GIANFRANCO  RAVASIVANGELO :   GV 17, 11-19

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 GIANFRANCO RAVASI – GV 17, 11- 19

Consacrare nella verità»: cosa significa?  

Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. (Gv 17,19)

 Che cosa significa quel “consacrare me stesso” che Gesù proclama nella solenne preghiera che suggella i discorsi tenuti nel Cenacolo l’ultima sera della sua vita terrena?
Innanzitutto si deve riconoscere che il “sacro” nel linguaggio biblico (ma non soltanto in esso) è tutto ciò che appartiene a Dio, al mistero, alla trascendenza e, quindi, al culto. Ora, nella liturgia sacrificale la vittima veniva “consacrata”, cioè dedicata, votata, riservata a Dio perché egli perdonasse le colpe ed entrasse in comunione con il fedele. Ebbene, Gesù si auto-consacra in favore (hyper in greco) dei discepoli; la sua morte sacrificale è, quindi, un offrirsi come vittima di espiazione. Lo aveva già annunciato quando si era presentato come buon pastore: «Io do la mia vita… io la do da me stesso» (Giovanni 10,17-18). La Lettera agli Ebrei offre un ideale commento a queste affermazioni di Gesù:
«Cristo entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna» (9,12).

Altrove è il Padre a consacrare come vittima sacrificale redentrice il Figlio e Gesù si autodefinisce come «colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo» (Giovanni 10,36). Il concetto, però, è chiaro, e ora è necessario spiegare la seconda parte della frase che riguarda i discepoli a favore dei quali (hyper) Cristo si è “consacrato” e donato. Anch’essi devono essere “consacrati”, ma in questo caso si aggiunge una specificazione: «nella verità». Ora, nel quarto Vangelo l’idea di “verità” (alètheia) non è quella greca di taglio metafisico-razionale.

La “verità” che Cristo porta nel mondo è la rivelazione del Padre, è la parola di Dio. Ecco, allora, un nuovo profilo della consacrazione, quello dell’accoglienza del Vangelo e della relativa testimonianza nel mondo che potrà condurre il discepolo anche alla consacrazione ulteriore nel martirio, diverso certamente da quello supremo di Cristo, ma dotato anch’esso di un valore salvifico, partecipe della donazione del Figlio. Forse non manca in questa frase così essenziale un’allusione allo Spirito Santo che consacra i cristiani con la sua potenza santificatrice.

Egli, infatti, è chiamato nel Vangelo di Giovanni «Spirito della verità» (14,17) perché «insegnerà ogni cosa e ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (14,26), cioè svelerà in pienezza la parola di Dio che Cristo ha proclamato. In sintesi, Gesù è stato “consacrato” nella sua morte sacrificale, il discepolo è “consacrato” nella parola di Dio e nello Spirito Santo. San Paolo scriveva: «Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, mediante lo Spirito santificatore [consacratore] e la fede nella verità» (2Tessalonicesi 2,13)

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 Don Raffaello Ciccone:   

 Lettura degli Atti degli Apostoli. 1, 15-26

Luca racconta il clima e gli avvenimenti che si sono sviluppati nei 10 giorni tra l’ascensione e la Pentecoste. Sono giorni di attesa e di perplessità, perché gli apostoli non hanno delineato un loro futuro e continuano a sentirsi deboli e incapaci di qualunque progetto. E tuttavia restano fedeli a ciò che Gesù aveva loro chiesto: quello di attendere. La loro è un’attesa vivace, coerente, fiduciosa. E’ un tempo che trascorre nella preghiera con Maria e nella riflessione sui fatti e sulle parole di Gesù.

Il testo che abbiamo letto si divide in due parti, concatenate tra loro, poiché lo scopo è quello di ricostituire il gruppo dei dodici.

Si parla, prima, della morte di Giuda per poi procedere alla sua sostituzione. E l’iniziativa è nelle mani di Pietro che viene riconosciuto, senza nessuna perplessità, come il responsabile del gruppo degli apostoli. Il numero di credenti, 120 persone, possono essere il richiamo per avere la garanzia di un sinedrio locale o possono riferirsi al fatto che, per costituire una comunità di preghiera, bisogna che ci siano almeno 10 uomini. In questo caso i 10 uomini sono moltiplicati per 12 cosicché ogni apostolo può ricostituire un luogo di preghiera.

Ma Paolo parla di almeno 500 persone che hanno visto insieme Gesù in Galilea. (1Cor 15,6).

Può voler dire che a Gerusalemme non ci sono tutti i credenti in Gesù ma molti sono in Galilea e che probabilmente si è costituita una sinagoga a parte un seno al giudaismo nella stessa Gerusalemme. Si parla qui di una compravendita che Giuda avrebbe fatto del campo in cui si è impiccato mentre Matteo (27,3) ricorda, ed è più probabile, che la compravendita sia stata fatta dal sinedrio, in un secondo tempo, con i trenta danari del tradimento, e che quindi il campo è diventato cimitero degli empi. La differenza può dipendere proprio dal richiamo del salmo 69,26: “La sua dimora diventi deserta“. E alcuni particolari raccapriccianti (v18) si ricollegano alla credenza di allora che il ventre degli empi diventa la casa dei demoni.

Giovanni (13,27) ha scritto: “E dopo il boccone, entrò in Giuda Satana” (siamo all’ultima cena di Gesù).

Perché ci sia un sostituto al posto di Giuda, è necessario che il prescelto abbia fatto parte della comunità fin dal tempo di Giovanni Battista e che sia testimone della risurrezione. In sintesi, deve essere testimone di ciò che Gesù ha detto e ha fatto nella sua vita pubblica ed essere testimone della gloria di Dio, offerta a Gesù che è morto per amore.

La scelta viene fatta attraverso la preghiera a Dio il quale conosce “il cuore di tutti” e quindi può indicare chi Gesù avrebbe designato, qualora fosse ancora visibile tra i suoi.

Si scrive il nome dei candidati su bastoncini colorati e si mettono in un recipiente. Il primo bastoncino estratto indica l’eletto, consapevole dei grandi ruoli e della grande responsabilità che questa comunità ha ricevuto dal Signore. I credenti dovranno attuare una grande coesione di popolo non per costruire potenza né splendore ma per vivere nella pienezza di Gesù crocifisso e risorto. Sarà possibile se ci si mantiene in rapporto con la preghiera a Dio, nella mediazione di Gesù e nella docilità dello Spirito, disponibili ad offrire nel mondo la Parola della speranza per tutti. Non si sentono certo soli e, pur nella fragilità, mantengono una continuità fiduciosa e sicura.
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Prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 3, 14-16

Timoteo entra in gioco nel secondo viaggio missionario di Paolo a Listra. Convertitosi, acquista un suo ruolo di particolare importanza nella collaborazione con Paolo ed è, insieme a lui, alla fondazione delle chiese di Filippi e di Tessalonica mentre è inviato in missione per pacificare gli animi in alcune comunità in difficoltà. Ad Efeso è responsabile della comunità cristiana. Il breve testo che leggiamo oggi, tratto dalla lettera a lui indirizzata, è una sintesi di particolare rilievo sul compito della Chiesa. Viene chiamato con termine greco (Ecclesia) che, per sé, identifica un’assemblea civile. Probabilmente per questo si aggiunge la specificazione: “Chiesa del Dio vivente” e a questa va collegata la denominazione “l’assemblea del Signore” (espressione molto vicina alla tradizione ebraica). E si utilizza il termine “casa” che, nello stesso tempo, richiama il tempio, e una struttura spirituale, ma anche “famiglia” e “società” in cui i credenti in Gesù si radunano e si sentono uniti in fraternità.

Poiché la città di riferimento sembra essere Efeso, Paolo deve avere ancora nelle orecchie le grida dei pagani di Efeso nella rivolta contro di lui: “Grande Artemide degli Efesini” (atti 19,28). E qui si dice che la formula cristiana è il ” grande è il mistero della vera religiosità” cioè di segno di Dio, prima nascosto ora rivelato, che Cristo è Salvatore di ogni uomo e donna.

Paolo sintetizza la verità rivelata da Dio, “sostenuta dalla Chiesa di Dio, colonna e sostegno della verità”. E la verità è Gesù stesso, soggetto di sei brevi versi, probabilmente richiamo di un antico inno cristiano, in parallelo di due;
– carne- spirito: Gesù si è manifestato nella carne ma è giustificato nella Forza di Dio nella risurrezione;
– angeli-genti: Gesù appare agli angeli quando si scioglie dai legacci della morte e sale al cielo mentre sulla terra è predicato alle genti dalla comunità che porta il suo messaggio;
– mondo-gloria: Gesù è accolto nel mondo e dal Padre; glorificato attraverso la predicazione e la fede e accolto dal Padre, Signore alla sua destra.