05/08/2018

COMMENTO AL VANGELO di  P. Alberto Maggi OSM

  Mt 21,33-43 

  DARA’ LA VIGNA IN AFFITTO AD ALTRI CONTADINI -

 In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.

Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.

Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

 

Dopo aver inveito contro i sommi sacerdoti e gli anziani e aver denunciato che loro, che si ritenevano le categorie più vicine al Signore, erano esclusi dal Regno, dove invece erano entrate le categorie più impure, le più disprezzate, i pubblicani e le prostitute, Gesù sferra ancora un attacco contro le massime autorità religiose. E’ quello che leggiamo nel vangelo di Matteo, al capitolo 21, versetti 33-43. Gesù si rivolge in maniera imperativa, senza alcun rispetto né ossequio, a questi capi e dice: «Ascoltate»”, che non è un invito, ma un ordine molto preciso. “«Ascoltate un’altra parabola»”, ed è la terza tra le parabole che hanno come oggetto l’amore di Dio per la vigna. E Gesù cita un famoso brano del profeta Isaia, il canto d’amore del Signore per la sua vigna contenuto nel capitolo 5 dove, dopo aver narrato la tenerezza del Signore, la cura del Signore per la sua vigna, si finisce con una lamentazione del Signore.  Si aspettava che producesse uva e invece fece uva selvatica, si aspettava giustizia e invece “Ecco spargimento di sangue”. Ebbene Gesù narra che «Quando arrivò il momento il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini per il raccolto»”. E cosa fecero i contadini? «Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un alto lo uccisero e l’altro lo lapidarono.»”  Gesù riassume quelle che sono le sorti che attendono i profeti. Rivolta alle autorità religiose questa è una grave denuncia: le autorità religiose mai riconoscono gli inviati di Dio, ma anzi li osteggiano e, quando possono, li uccidono. «Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo»”.

Alla fine questo proprietario dice: “Mando il mio unico figlio”. Infatti manda il proprio figlio «Dicendo: ‘Avranno rispetto per mio figlio’»”, e anche il termine “figlio” appare tre volte per indicare la completezza di questa tematica. Il padrone pensa che avranno rispetto per il figlio, ma non sa che questi agricoltori, immagine delle autorità religiose, esigono rispetto per sé, ma loro non rispettano nessuno. Infatti Gesù denuncia: «Icontadini, visto il figlio, dissero tra loro: ‘Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità’»”. La denuncia di Gesù è tremenda. Tutto quello che fanno le autorità religiose lo fanno unicamente per il proprio tornaconto, per il proprio interesse. Il Dio adorato da loro non è il Padre di Gesù, ma il Dio del tempio è mammone, la convenienza, l’interesse; quindi ragionano “questo è l’erede, noi l’ammazziamo e prendiamo l’eredità”. Tutto quello che fanno è per la convenienza. Per la convenienza – come denuncia il profeta Isaia – sono pronti a dire che è bene quello che è male e male quello che è bene. Ciò che determina l’agire delle autorità religiose non è mai il bene del popolo, ma il loro bene. Non quello che conviene alla gente, ma quello che conviene alla loro istituzione.

E infatti, denuncia Gesù, «Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero»”. Sono le modalità contenute nel libro del Levitico, al capitolo 24, riservate ai bestemmiatori. Gesù sarà condannato come un bestemmiatore. Le autorità religiose che dovevano far conoscere al popolo la volontà di Dio. Quando incontrano Dio che si è fatto uomo in Gesù, lo denunciano come un bestemmiatore. In realtà sono loro che bestemmiano deturpando il volto di Dio.

Ebbene Gesù sta sempre parlando con i sommi sacerdoti e dice: «Quando verrà il padrone»”, letteralmente il signore della vigna, che cosa farà a questi contadini? Gli risposero: ‘Quei malvagi li farà morire miseramente’»”, letteralmente “li distruggerà”, «e darà in affitto la vigna ad altri contadini»”. Sono loro stessi che emettono la propria sentenza.  Per interesse hanno ucciso e l’interesse li distrugge. Sono divorati da mammona, la divinità che tutto distrugge e sono gli stessi sacerdoti che emettono la sentenza su se stessi. Questa volta sono stati incauti a rispondere. E Gesù con profonda ironia – sta parlando ai sommi sacerdoti, agli anziani del popolo – disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture …»”. Sì l’hanno letto ma non lo capiscono, la scrittura può essere compresa soltanto quando viene posto come criterio interpretativo il bene assoluto dell’uomo.

E siccome quel che interessa alle autorità è il bene assoluto della loro istituzione, del loro prestigio, del loro potere, possono leggere le scritture, le possono anche proclamare, ma non le capiranno mai. E Gesù, con profonda ironia dice “non avete mai letto le scritture?” Figuriamoci è un salmo, il 118, certo che lo hanno letto! Ma lo leggono senza capire perché il velo del potere impedisce loro di scorgere il criterio interpretativo della scrittura: l’amore di Dio per la sua creatura, l’unico vero bene assoluto. E Gesù cita il salmo 118 dove si dice che «la pietra che i costruttori hanno scartato che i costruttori»”, gli ingegneri, i sapienti, “«hanno scartato è diventata la pietra d’angolo»”, la fondamentale, la più importante. E allora ecco la sentenza di Gesù, dopo che loro stessi si sono emessi la sentenza, «Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio»”. Non solo il regno di Dio viene loro tolto, ma «Sarà dato a un popolo»”.

Quei pagani che loro ritenevano gli esclusi dal regno del Signore, quei pagani che dovevano essere sottomessi, i pagani che erano emarginati, invece saranno loro ad accogliere il regno di Dio affinché «ne produca i frutti»”. Poi c’è il versetto 44, che è un versetto dubbio, ma che è comunque fuori posto. Andrebbe dopo il 42. E la parte liturgica purtroppo non ha la finale molto eloquente. “Udite queste parole i sommi sacerdoti e i farisei”, e appaiono i farisei che non erano apparsi perché l’evangelista vuol far comprendere che lo scontro di Gesù è con tutte le forze religiose di Israele, “capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo”. Lo vogliono eliminare.

Le parole di Gesù non suscitano un desiderio di pentimento, ma l’eliminazione di chi li ha smascherati. Per la casta sacerdotale al potere, per le autorità religiose, non c’è nessuna speranza.