08/07/2018

VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE –

Il Signore dà vittoria al suo consacrato

Commento su :

Giosuè 10, 6-15; Romani. 8, 31b-39; Giovanni. 16, 33 – 17, 3

don Raffaello Ciccone

Lettura del libro di Giosuè 10, 6-15

Il racconto di Giosuè, diventato famoso per gli incidenti di percorso lungo i secoli, circa la discussione sul “sole che gira attorno alla terra” (convinzione comune fino al secolo XVII) e “la terra che gira attorno al sole” ( convinzione sostenuta da Galileo: 1564-1642). La discussione divenne polemica religiosa e non si fermò a livello scientifico, coinvolgendo criteri interpretativi della Scrittura e problemi sulla verità biblica. Il testo della Scrittura, che leggiamo oggi, è la relazione di una delle battaglie che il popolo d’Israele ha affrontato nella conquista della terra promessa che sta lentamente popolando.

Si fa riferimento a memorie tramandate, a testimonianze custodite nel privato della propria tribù, a brandelli di notizie conservate nei secoli, per mostrare che l’impresa sarebbe stata impossibile e insormontabile se il Signore non si fosse fatto presente, garantendo la sua protezione, pur chiedendo operosità e attività di conquista.

Cinque re, detti ” re della montagna”, anche se qualcuno comanda su città di pianura, si preoccupano dei successi di questo popolo nuovo che invade la loro terra, anticipato da notizie di salvataggi favolosi nel mare. Così, sentendo che perfino una città assai fortificata come Gabaon, che pur ha un esercito di uomini coraggiosi, si è sottomessa, consegnandosi senza combattere, i re insieme vogliono attaccare Gabaon: a questa città. Giosuè aveva garantito non solo salva la vita, ma anche aiuto e protezione contro i vicini nemici.

Giosuè si sente incoraggiato dall’aiuto di Dio e quindi, a marce forzate, in una notte, percorre con il suo esercito circa 30 Km, arrivando a salvare chi lo ha interpellato.

Di fronte alla sorprendente forza d’urto, così improvvisa, cresce la confusione tra le truppe dei re, attaccate, tra l’altro, da una poderosa grandinata (qualcuno pensa alla grandine, qualcuno a scontri di meteoriti che cadono: si parla infatti di “pietre”). I 5 re fuggono inseguiti.

Anticamente, la collera di Dio veniva collegata con tempeste, piogge torrenziali, fulmini e tuoni.

Il testo vuole sempre raccontare la protezione di Dio e la preoccupazione di Giosuè che si preoccupa di annientare ogni velleità di salvezza. Non è possibile pensare di risolvere in termini di reciproca convivenza l’innesto di questo nuovo popolo. Tutto si risolve in volontà di dominio e di potere. Così la guerra e la forza militare debbono risolvere il presente e il futuro di ogni autonomia di governo di una regione. Non si pensano altre soluzioni.

La richiesta a Dio di fermare il sole significa per Giosuè il bisogno di più tempo per completare la vittoria. Qualcuno dice che, dopo la tempesta e l’oscurità, il ritorno della luce e del sole abbia dato la sensazione che si stesse vivendo un tempo più lungo di battaglia. O, più semplicemente, il desiderio di un tempo più lungo e il linguaggio corrente traducono, ancor oggi, la frase:” Il tempo si è fermato”. Non va dimenticato che il linguaggio, e la cultura che fa da supporto al linguaggio, non rispecchia ancor oggi, da noi, il dato scientifico ma le apparenze. Anche noi diciamo, normalmente: “Il sole sorge, il sole tramonta” .

Nella lettura della Scrittura bisogna saper distinguere il dato culturale in cui si esprime l’autore e il significato degli avvenimenti che, spesso, sono enigmatici. La Bibbia non è un volume di fisica, ma raccolta di testimonianze, ricordi e Parola di Dio per interpretare l’Alleanza, la sua scelta di popolo e l’amore di Dio per noi. Al tempo di Galileo non si parla ancora di “Generi letterari”, come invece se ne parla oggi. Essi permettono di interpretare correttamente un testo senza cadere nel fondamentalismo. Bisogna però ricordare che sono stati interpretati, già nei secoli precedenti, alcuni testi biblici in termini semplicemente simbolici e non scientifici.

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani. 8, 31b-39

Il capitolo 8 ci incoraggia a rivedere con gioia e speranza grande l’avventura cristiana. Ciascuno di noi, giustificato per la fede, vive nello Spirito, quale figlio ed erede di Dio. In tutto il capitolo lo Spirito è il centro focale. La vita va vissuta secondo lo Spirito.

– 8,1-13 La vita cristiana, in antitesi alla vita vissuta nella carne, è vissuta secondo lo Spirito.

– 8, 14-30. Ciascuno di noi vive nella fede come Figlio e attende l’eredità della gloria con tutta la creazione. Questo testo, a suo modo, va distinto in più parti:

– 8,14-17: lo spirito di figliolanza,

– 8,18-25. la solidarietà dei figli di Dio si estende all’intera creazione nell’attesa della gloria futura,

– 8, 26-30: lo Spirito prega in noi e intercede presso il Padre.

– 8,31-39: inno all’amore

La nostra attesa di gloria sarà esaudita perché Dio è fedele e abbraccia tutti gli uomini. Noi amiamo Dio, dice Paolo, ma questo avviene perché egli ci ha prima chiamati, ci ha conosciuti da sempre, ci ha predestinati ad essere secondo l’immagine del Figlio suo, ci ha giustificati. E tutto questo tende alla glorificazione futura e piena. Il Signore sta dalla nostra parte. Quindi, di che cosa dobbiamo avere paura?

E’ come se fossimo costretti a dover affrontare un tribunale ed un giudizio (per noicontro di noi). Ma il giudice è lo stesso Dio che ci ha giustificati e giudice è Cristo che ci ha salvati.”Chi sarà contro di noi?”. Abbiamo un difensore, dice Paolo, contro cui nessuno può opporsi, ed è un difensore garantito: è Dio stesso, perché per noi ha dato il proprio Figlio, e quindi è disposto a darci ogni cosa, insieme con lui. E se Dio sarà dalla parte dei credenti, anche Gesù lo sarà. Egli è potente. ” E’ morto, è risuscitato, siede alla destra di Dio ed intercede per noi”. (il numero 4 ci riporta all’orizzonte umano che Gesù ha vissuto ed ha anche rigenerato e salvato).

Perciò nulla ci può strappare da Lui. Vengono elencate “sette” situazioni dolorose della vita degli uomini, presentate come fatti che interrogano, interpellano, accusano. E nella intenzione di Paolo, nell’elenco del numero sette, sono stati ricordati tutti i possibili vincitori che potrebbero accusarci e allontanare da Cristo.

La vittoria sulle potenze del male, sulle sventure, sulle prove viene solo dal Signore poiché noi riponiamo fiducia in Lui e non nelle nostre forze.

Così Paolo conclude con una “propria persuasione. Nulla ci può separare: né il cosmo con le sue potenze, né il tempo con il suo scorrere e i suoi momenti, né lo spazio con la sua estensione”. E se vogliamo contare gli elementi si giunge al numero 10 che è il numero del fare, in questo caso, ciò che è contro i criteri di vita morale, tradimento della nostra vita. Rappresenta ciò che ha influsso e potere su di noi. “Nulla, poiché ci fidiamo di Lui, ci potrà mai separare dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore” (v 39).

Lettura del Vangelo secondo Giovanni. 16, 33 – 17, 3

Nell’ultima cena che è il grande momento conclusivo della rivelazione ai suoi, Gesù ha sviluppato il suo messaggio ai discepoli, come un testamento. E’ stato un lungo confidarsi, aprendo con pazienza discorsi di intimità ed amicizia. Ed essi, gli amici, si sentono appassionatamente uniti a Gesù e, per certi versi, sicuri dei propri sentimenti e del proprio futuro perché garantiti dalla grandezza del Maestro.

Ma Gesù, lentamente, li raggiunge con la sua discrezione e la sua pienezza di vita. Gesù li conosce bene e sa che gli avvenimenti, che stanno per accadere, li avrebbero colpiti drammaticamente.

Essi, invece, non sanno, continuano ad ignorare i segnali distribuiti da Gesù lungo la loro strada, si illudono che la potenza di Gesù avrebbe vinto il mondo, ma a modo loro, e si appassionano.

Gesù rivela la fatica, i conflitti, le delusioni e le sconfitte. Ma tutto il discorso di Gesù è enigmatico, come ogni discorso sul futuro, anche se proveniente da un profeta. Ancor più con loro che continuano ad alimentare la certezza che Gesù vince e vincerà i suoi nemici. Ed essi continuano a pensare, “Li vincerà a modo nostro”.

Lo ha detto poco prima: “Se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato” (16,7-11).

Ci sono alcuni momenti in cui sembra che le loro attese possano essere esaudite. “Gli dicono i suoi discepoli: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio». Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.” (16,29-32).

La vittoria sul mondo continua ad aleggiare nell’aria, legata alla pace e alla fiducia, non certo, però, al trionfo o al successo, ma di questo non si rendono conto. “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”(16,33

Tratto da Qumran2.net