15/10/2017

DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO, CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI

 Commento su Bar 3,24-38; 2Tm 2,19-22; Mt 21,10-17

don Raffaello Ciccone

 Bar. 3, 24-38

Il libro del profeta Baruc, da cui è stato tratto il testo della liturgia di oggi, ha subito molte peripezie poiché inizialmente è stato scritto in greco, e così ci è giunto, anche se nel frattempo ci sono state traduzioni ebraiche. Ma proprio per tale motivo, non è stato compreso nell’elenco dei libri ispirati, elenco redatto dalle scuole ebraiche di Jamnia nel 90 d.C.. E anche il mondo protestante, seguendo la tradizione ebraica, non lo ritiene ispirato e quindi non degno di entrare a far parte dell’elenco canonico dei libri della Scrittura dell’Antico Testamento. Il mondo cattolico invece lo ha conservato perché al tempo di Gesù questo testo veniva considerato, alla stregua degli altri testi, un libro ispirato e non un apocrifo.

Il libro di Baruc si presenta come una antologia di 3 scritti diversi tra loro. Ciò che leggiamo, oggi, è una lunga e appassionata proposta sul seguire le “vie della sapienza”, rivelata pienamente da Dio al popolo d’Israele. La sapienza insegna i sentieri di Dio, è la fonte e la garanzia della vita. La sapienza si trova nell’osservanza dei comandamenti di Dio e solo Dio può regalare tale sapienza (3,37).

Il tema guida, continuamente ripetuto,: “La via della sapienza”, ci ricorda che bisogna percorrere le strade fino a Dio poiché essa si trova solo presso di Lui, e bisogna regolarsi di conseguenza, cercando la prudenza, l’intelligenza ( 3,14), la sapienza o il sapere (3, 27).

L’accesso alla Sapienza non viene né dal potere politico, né dalla ricchezza, né da attività commerciali, né dal lavoro dell’artigiano. (3,15-21).

Non hanno sapienza i popoli che tradizionalmente sono ritenuti campioni di sapienza come Canaan, Teman, gli Ismaeliti e i Nabatei. Ciascuno di questi è maestro, competente, rinomato per vari motivi: costruttori, artigiani, mercanti e carovanieri, quindi esperti e conoscitori di molti mondi e di molte scienze. Ma Israele è invitata a contemplare la grandezza della casa di Dio, cioè l’universo che non ha confini. In questo universo vi furono, nell’antichità, addirittura gli abitanti di mondi favolosi, perfino i giganti famosi per statura ed esperienza di guerra (3,26). Della loro presenza si narrava con ammirazione Sono ricordati anche nel libro della Genesi (6,1-4). Erano forti, bellicosi, potenti, eppure non ebbero il dono della sapienza.

Le strade della sapienza sono sconosciute: e Dio, che le conosce, che ha scrutato la sapienza perché di essa sa tutto (3,32) con sapienza ha fondato la terra, creato gli animali, le stelle luminose che sono instancabili sentinelle. Questa sapienza, che permette a Dio di inviare e richiamare la luce, è stata da Dio offerta ad Israele: è la rivelazione di Dio. E gli ebrei l’hanno accolta e considerano la sapienza di Dio come il proprio tesoro, la propria legge morale, condensata in 613 leggi: esse governano il popolo d’Israele e la comunità. I cristiani interpretano questa offerta di Dio come il grande progetto della presenza e della Parola di Gesù tra noi: e “la sapienza si è fatta carne”. Essa è la piena e definitiva rivelazione di Dio.

Così la sapienza abita presso Dio, attraverso la volontà del Signore opera tutte le cose splendide e bellissime, si fa essa stessa Parola, si fa presenza visibile e si mostra in Gesù.

Nella sua Parola la rivelazione di Dio sul mondo e sulla storia ci consegna un universo grande, bello, salvato, ma da purificare e da sostenere mentre nella vita siamo invitati a interpretare e a vivere con sapienza il tempo, gli avvenimenti, le realtà. Noi siamo chiamati a sviluppare in bellezza e amore quello che Dio, nella sua sapienza, ha nascosto nelle cose.

Così il nostro vivere, la nostra esperienza, il nostro lavoro debbono esprimere questa sapienza nel mondo e richiamare la bellezza di Dio tra noi. A noi è data la responsabilità di “custodire il creato”, la vita. gli equilibri della natura. Lo sappiamo che con i veleni tossici che mettiamo nella natura stanno morendo le api ed è in pericolo l’impollinazione e quindi ilo mondo vegetale? Si stanno raccogliendo le firme per evitare il disastro.

La cattedrale, sintesi di bellezza e di sapienza, è costruzione splendida e armoniosa in cui l’intelligenza dell’uomo manifesta le sue capacità e genialità, capace di porre segni. La cattedrale è la casa del popolo di Dio dove, insieme, risuona la sapienza del Signore della nostra vita e si ripropone la presenza di Gesù nel suo popolo. E la cattedrale racconta anche la storia del suo popolo, le attese e le croci ma ha il compito di custodire e aprire a tutti i popoli della terra il dono che Dio ci ha fatto nella sua Parola, in Gesù, sua concreta immagine tra noi e nella nostra elezione a figli.

2Timoteo 2,19-22.

Paolo si trova prigioniero a Roma e manda un accorato messaggio a Timoteo, suo giovane discepolo, molto stimato anche tra i cristiani con cui vive. Paolo lo ha costituito collaboratore nella comunità di Efeso che Paolo ha fondato, dopo che con Paolo Timoteo ha condiviso il lavoro di evangelizzazione a Filippi, a Corinto e quindi ad Efeso.

Abbiamo di questo periodo 2 lettere, spedite a Timoteo, che vengono dette, per la particolare qualità d’insegnamento, “pastorali”, fondamentali per costituire una sana comunità di credenti. Paolo è particolarmente preoccupato di Timoteo poiché è giovane e le comunità ebraiche sono abitualmente dirette e guidate da anziani (presbiteri). Paolo si preoccupa di educare, sia pure da lontano, affinché Timoteo diventi una guida coraggiosa e coerente. Il testo che leggiamo oggi inizia con la preoccupazione di rendere forte e coerente Timoteo di fronte ai falsi dottori che circolano nelle comunità dei convertiti; perciò: “evita le vane discussioni che non giovano a nulla (2,15)” e “sforzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione e un lavoratore che non ha di che vergognarsi, scrupoloso dispensatore della Parola della verità” (2, 16).

Poiché educare una comunità fa immediatamente pensare alla costruzione di un edificio, Paolo utilizza questa immagine come metafora di una costruzione la cui pietra di fondazione porta due sigilli che sono 2 citazioni bibliche. La prima: “il Signore conosce i suoi” (Nm 16,5) può ricordare anche il brano di Giovanni (10,22-30) in cui Gesù garantisce che sta facendo la volontà del Padre e dalla mano di quel Padre “nessuno può rapire ciò che è proprietà del Padre: il suo gregge”. ” Io e il Padre siamo una cosa sola” e chi abita in questo edificio è proprietà del Padre, affidato alla protezione e all’amore di Gesù. La seconda iscrizione, immaginaria, del fondamento di questo edificio corrisponde a: “Si allontani dall’iniquità chiunque invoca il nome del Signore” che corrisponde molto liberamente ad una citazione di Isaia 26,13: “Noi Te soltanto il tuo nome invocheremo” e pone in evidenza l’impegno del credente. L’edificio è la chiesa e il fondamento è Gesù (1Cor 3,11) o gli apostoli (Ef 2,20), oppure la fede nel Dio fedele ( 2 Tim 2,13).

Nella chiesa ci sono vasi di diversa qualità e per un diverso uso. Ci sono elementi buoni ed elementi malvagi (si può trovare il richiamo nella parabola della zizzania: Mt.13,24-30). Dio ci conosce, ma ognuno ha una profonda responsabile libertà: in tal modo risponde al desiderio dell’amore di Dio. Come esemplificazione di questa purezza e comportamento, Paolo ricorda: “Fuggi le passioni giovanili”: e incoraggia Timoteo alla sapienza della persona matura: “cerca la giustizia, la fede, la carità e la pace” (il numero 4 ci richiama all’orizzonte umano) e radica queste fedeltà nella tua comunità ” insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro” (2,22).

Nella Chiesa Cattolica, in queste settimane, si è svolto il Sinodo dei vescovi per parlare della famiglia e del suo cammino umano e cristiano. Ci si è parlato con libertà e sapienza, a cuore aperto. Tra un anno si riaprirà ancora il Sinodo sullo stesso problema. Perciò in queste settimane si è solo incominciato a riflettere insieme. Questo anno che viene dovrà essere un anno di riflessione e di confronto per aiutarci, come Chiesa, a trovare cammini di fedeltà e di misericordia insieme.

Matteo 21, 10-17

Il brano si muove dalla domanda ansiosa della folla, anzi, di tutta la città di Gerusalemme: Chi è costui?

Anche a noi sembra strana una festa di “dedicazione”: Dio non può essere costretto in una costruzione di pietre, come ci ricorda il profeta Baruc né essere incasellato in una serie di suppellettili, se pure sacre, se pure dall’alto valore simbolico, come ci dice la lettura dell’Epistola. Né Gesù può tollerare che nell’ambito del Tempio di Gerusalemme, dal profondo valore di richiamo della presenza di Dio, ci si comporti secondo le modalità mondane del profitto e del mercato, se pure sacro, se pure, forse, per certi versi necessario.

Per questo scaccia tutti quelli che vendevano e compravano, rovescia i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe. Che cosa c’entrano con un luogo santo, che deve essere ‘casa’ di preghiera?

E si rivolge a guarire, proprio lì, nel Tempio, ciechi e storpi, perché possano essere pienamente uomini, perché, come dirà san Paolo, è l’uomo ad essere il tempio di Dio: è nel cuore dell’uomo che è presente e operante lo Spirito del Signore.

Come sarebbe bello che, come ogni cattedrale, anche il nostro Duomo, che rappresenta la storia della Chiesa di Milano ed è monumento della fede della comunità ambrosiana, le cui pietre rappresentano le pietre vive dei credenti, allontanasse ogni pur fondata ragione economica (turismo, preoccupazione artistica, aperture mondane) per dare spazio a ciechi e storpi che si avvicinano a Gesù per essere guariti e provocare nei ‘fanciullì le lodi per le meraviglie di Dio, che vuole salvaguardare il suo vero tempio che sono le persone non più cieche né storpie, perché si sono sentite toccate dalla misericordia di Dio nell’agire di Gesù.

Per fare spazio a chi non ha rifugio, esattamente come nel bellissimo film di Ermanno Olmi Il villaggio di cartone. Lì non si trattava di Duomo, ma di una semplice chiesa di periferia: però che segno formidabile sarebbe!!!!

don Raffaello Ciccone e Teresa Ciccolini (Vangelo)

Tratto da Qumran2.net