V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE – Commento di Paolo Farinella prete e di p. Alberto Maggi OSM
01/10/2017
V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI
MT 22, 34-40 – Commento
di Paolo Farinella prete
di Alberto Maggi OSM
PAOLO FARINELLA
Gesù ha appena mandato a vuoto l’insidia dei farisei che volevano coglierlo in castagna con la domanda sulle tasse ; ha poi risposto ai sadducei sulla questione della risurrezione dei morti, risolvendo il caso della vedova da sette mariti . Ora è interrogato su una questione tipicamente ebraica: qual è la priorità dei comandamenti o delle prescrizioni della Toràh .
nel vangelo di Mt, quando Gesù viene a contatto con l’autorità religiosa, è un contesto di complotti e di macchinazione mortale . Dopo il fallimento dei sadducei e degli stessi farisei per i quali la questione delle tasse è stata una bruciante sconfitta, una delegittimazione della autorità religiosa, decidono un altro tentativo non per capire, ma per farlo fuori. Non è la persona di Gesù né il suo messaggio che importa, interessa solo toglierlo di mezzo perché turba gli equilibri politici e sociali. Gesù con la sua predicazione risveglia la coscienza del popolo che era docile e sottomesso alla religione , mentre ora corre dietro a lui che parla di liberazione di misericordia e di beatitudine. Ieri come oggi, è pericoloso suscitare la coscienza del popolo: non si sa dove si va a finire. La coscienza è pericolosa! Bisogna sommergerla, assopirla, con i giochi, la tv, le leggi, una selva di leggi per disorientare. Bisogna eliminare il pericolo alla radice, distruggendo l’idea e uccidendo l’avversario accusandolo di essere eretico, estremista, bestemmiatore. Per impedire che la coscienza diventi un metodo di lettura delle cose e degli eventi. Gesù non si sottrae alla risposta, ma travolgendo la domanda rimanda «altrove» perché svela il cuore della Toràh: amare Dio, come ogni ebreo prega due volte al giorno nello Shemà Israel e amare il prossimo come prescrive il Levitico . Gli è stata posta una domanda su «qual è il più grande comandamento?» ed egli perseguendo un suo obiettivo, risponde citando due comandamenti, conosciuti da ogni Ebreo perché stabilito dalla Parola scritta. Gesù viene a liberare non solo dal peccato, ma anche dalla religione: affermando per un verso la fedeltà totale alla Parola di Dio, e nello stesso tempo facendo piazza pulita di tutta una tradizione che si era sostituita alla dinamica interiore della Parola di Dio, riducendola ad una massa enorme di prescrizioni e divieti. Riassumendo tutta la Legge e i Profeti, tutta la Parola di Dio, tutta la Rivelazione in un solo comandamento a due facce, Mt afferma che essi costituiscono il cardine dell’alleanza, tolti i quali, tutto l’edificio crolla. Gesù fa un’accusa forte e precisa perché i farisei preferiscono «tutto il resto» all’amore e alla verità . Essi trasgrediscono «il comandamento di Dio in nome della loro tradizione» . A nulla serve osservare una selva di precetti se non si guarda il volto di Dio e non si entra in sintonia con lui, occhi negli occhi, cuore a cuore. Gesù usa la Scrittura come era pregata nella sinagoga, cioè la Scrittura conosciuta dal popolo orante. Tre volte al giorno si recitava la preghiera dello Shemà Israel: «Ascolta, Israele! Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze». A questa preghiera ancora in vigore al tempo di Gesù era associata la proclamazione dei dieci comandamenti . Il 1° comandamento enunciato da Gesù è l’amore di/per Dio; esso ha un prologo che è la preghiera centrata sull’ascolto, non sul parlare: Il primo è: Ascolta, Israele! Pregare, infatti, non è dire formule, ma solo amare come Dio ama, amare come si è amati, amare per vivere. Solo nell’ascolto intimo e profondo si può scoprire l’assolutezza e l’unicità di Dio e si può anche cominciare ad imparare ad amarlo senza riserve perché l’ascolto è l’atteggiamento dell’amore gratuito : Ascolta… Dove c’è amore, regna sempre il silenzio come parola suprema e comunicazione profonda perché l’amato/a è la parte migliore di chi ama e si lascia amare per amore. L’amore non è mai solitario, esso è fecondo per se stesso e tende sempre alla creatività: chi ama è così pieno di gioia che vuole, e si adopera per condividerla anche con altri. da solo nessuno può operare il miracolo dell’amore perché sovrasta ogni sete e fame che ognuno di noi ha di esso.
al 1° comandamento dell’ascolto-amore di Dio, Gesù associa anche il precetto di Lv 19,18: «Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io-Sono il Signore».
Il fondamento di questo precetto, poggia sulla natura stessa di Dio: «Io sono il Signore!», quasi a volere dire che chi ama il prossimo ama Dio perché i comandamenti proposti da Gesù si riducono a uno solo che s’identifica con la vita stessa: « Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v’è in lui occasione di inciampo Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi» e ancora: «Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi» (1Gv 2,9-11; 4, 12). Dio non è nella pratica religiosa, ma nella relazione, non è nel rito, ma nella vita, non è nell’ossessione delle regole morali, perché il suo giogo è soave: «in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi» (1Gv 5,3): osservare i comandamenti è l’espressione corrente per esprimere la relazione dell’alleanza, dove «osservare» sta per «custodire», cioè mantenere costante un rapporto di intimità affettiva. Gli Ebrei usavano l’immagine del giogo che si metteva ai buoi per definire la Toràh tanto pesante era la sua osservanza, ma Gesù tranquillizza i suoi con parole di tenerezza: «Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11,30).
Noi non ci scandalizziamo né ci scoraggiamo; abbiamo nelle mani e nel cuore una rivoluzione non violenta e potente che può cambiare il mondo, senza aspettare che siano gli altri a cominciare e senza attendere interventi dall’esterno: la nostra rivoluzione è imitare Dio, amare come lui ci ha amati, seguire il comandamento dell’amore che il vangelo oggi ci propone come ideale e come testimonianza di vita perché esso è la vita stessa. Sì! noi possiamo dare inizio ad un mondo diverso, ad una chiesa diversa, ad una religione diversa. Possiamo, cominciando la rivoluzione dell’amore iniziando a rivoluzionare la nostra vita e il nostro costume. Un altro mondo è possibile, un’altra chiesa è possibile perché amare senza condizioni è il traguardo che cerchiamo perché nel nostro cuore noi già lo sappiamo: fuori dell’amore non c’è vita; anzi «fuori dell’amore non c’è salvezza – extra agàpē nulla salus». Nutriamo il cuore e l’anima col Pane dell’amore e il Vino della condivisione fraterna perché diventiamo ascolto che si fa preghiera che, a sua volta, si fa silenzio d’amore. In Dio. In noi. Amen!
ALBERTO MAGGI OSM
Il vangelo oggi presenta l’ultimo attacco da parte dei capi spirituali del popolo, i farisei, contro Gesù. Gesù nel tempio aveva denunciato questi capi del popolo come ladri e assassini, ladri perché si sono impadroniti del popolo che era di Dio, assassini perché l’hanno fatto con la violenza.
scatenano tutta una serie di attacchi contro Gesù per delegittimarlo di fronte alla folla. Ma in realtà in ogni attacco è Gesù che ne esce vincitore e la folla è sempre più entusiasta di lui.
dice Matteo : Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, il risultato dell’attacco dei sadducei che volevano ridicolizzare Gesù trattando della risurrezione è che le folle erano colpite dal suo insegnamento. Quindi più tentano di delegittimare Gesù, più la gente è entusiasta.
Si riunirono insieme, qui l’evangelista cita il salmo 2 al versetto 2, dove si legge che i re della terra si riunirono insieme contro il Signore e il suo Messia. I re della terra vogliono mantenere il dominio sul popolo e sono contro il Signore che invece lo vuole liberare.
E uno di loro, un dottore della Legge… questa volta i farisei, visto com’era andato male quella volta che avevano presentato a Gesù il tributo di Cesare, si fanno forza con un esperto, con un dottore della Legge, un personaggio importante, uno di quelli la cui parola aveva lo stesso valore della parola di Dio. Lo interrogò per tentarlo. La traduzione dice “mettere alla prova”, ma il verbo è “tentarlo”. Questo verbo appare per la prima volta al capitolo 4 come opera delle tentazioni del diavolo, del satana nel deserto, e poi sarà usato sempre per definire le azioni dei farisei e dei sadducei.
I capi spirituali del popolo, quelli che pretendevano di essere più vicini a Dio, in realtà sono strumenti del diavolo, del satana. Perché? Mentre il Dio di Gesù è amore che si mette a servizio, il loro è un potere che vuole dominare e chiunque sta a fianco del potere è uno strumento del diavolo.
La tentazione è questa: “Maestro”. Per al terza volta si rivolgono a Gesù con questo titolo, sempre in bocca ai suoi nemici, o alle persone che gli sono ostili. “Nella Legge, qual è il grande comandamento?” Attenzione che la domanda non è rivolta per apprendere, ma per condannare. Loro lo sanno qual è il grande comandamento, quello più importante: l’osservanza del riposo del sabato, perché è l’unico comandamento che anche Dio osserva.
Dio e gli angeli il sabato, in cielo, non svolgono nessuna attività. L’osservanza di questo comandamento corrispondeva all’osservanza di tutta la Legge, la trasgressione di questo unico comandamento equivaleva alla trasgressione di tutta la Legge e per questo era prevista la pena di morte. Ma perché rivolgono a Gesù questa domanda? Perché Gesù ha un fare per lo meno disinvolto nei confronti dei comandamenti. Ignora bellamente il sabato, continua a fare le sue attività a favore dell’uomo, e anche quando il ricco gli chiese quali comandamenti osservare per ottenere la vita eterna Gesù, omise i tre più importanti, quelli che erano privilegio esclusivo di Israele, i primi tre comandamenti e gli indicò quelli che erano patrimonio della cultura universale “non ammazzare” “non rubare” “non commettere adulterio”. Quindi la domanda è tesa a denunciare Gesù. Gesù li spiazza ancora una volta, gli hanno chiesto qual è il comandamento più importante, nella risposta Gesù non cita alcun comandamento, ma prende una frase con la quale iniziava il Credo di Israele, ‘”Ascolta Israele”, tratto dal libro del Deuteronomio; “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.
Il Deuteronomio aveva al terzo posto “con tutte le forze”, che indicava i beni della persona, ma Gesù sostituisce le forze con “la tua mente”. Perché Gesù omette le forze? Perché il Dio di Gesù non è un Dio che assorbe le energie degli uomini, ma un Dio che agli uomini offre le sue.. Il Dio di Gesù non chiede, è un Dio che dà.
E afferma Gesù: “Questo è il primo e il grande comandamento”. Ma non era un comandamento. Gesù eleva al rango di comandamento l’amore a Dio totale. Ma subito Gesù aggiunge: “Il secondo poi è simile a quello”. E prende un precetto dal libro del Levitico, “Amerai l tuo prossimo come te stesso”. Per Gesù l’amore a Dio non è reale se non si traduce in amore per il prossimo.
Conclude Gesù: “Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. Legge e i Profeti è un espressione che indica l’ Antico Testamento, appunto composto dalla Legge e dai Profeti. Ancora una volta una domanda tesa a delegittimare Gesù e Gesù ne esce vincitore, proclamando una nuova realtà con Dio, non basata sull’osservanza dei comandamenti, ma sull’accoglienza e la pratica del suo amore.
V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE – Commento di Paolo Farinella prete e di p. Alberto Maggi OSM
01/10/2017
V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI
MT 22, 34-40 – Commento
di Paolo Farinella prete
di Alberto Maggi OSM
PAOLO FARINELLA
Gesù ha appena mandato a vuoto l’insidia dei farisei che volevano coglierlo in castagna con la domanda sulle tasse ; ha poi risposto ai sadducei sulla questione della risurrezione dei morti, risolvendo il caso della vedova da sette mariti . Ora è interrogato su una questione tipicamente ebraica: qual è la priorità dei comandamenti o delle prescrizioni della Toràh .
nel vangelo di Mt, quando Gesù viene a contatto con l’autorità religiosa, è un contesto di complotti e di macchinazione mortale . Dopo il fallimento dei sadducei e degli stessi farisei per i quali la questione delle tasse è stata una bruciante sconfitta, una delegittimazione della autorità religiosa, decidono un altro tentativo non per capire, ma per farlo fuori. Non è la persona di Gesù né il suo messaggio che importa, interessa solo toglierlo di mezzo perché turba gli equilibri politici e sociali. Gesù con la sua predicazione risveglia la coscienza del popolo che era docile e sottomesso alla religione , mentre ora corre dietro a lui che parla di liberazione di misericordia e di beatitudine. Ieri come oggi, è pericoloso suscitare la coscienza del popolo: non si sa dove si va a finire. La coscienza è pericolosa! Bisogna sommergerla, assopirla, con i giochi, la tv, le leggi, una selva di leggi per disorientare. Bisogna eliminare il pericolo alla radice, distruggendo l’idea e uccidendo l’avversario accusandolo di essere eretico, estremista, bestemmiatore. Per impedire che la coscienza diventi un metodo di lettura delle cose e degli eventi. Gesù non si sottrae alla risposta, ma travolgendo la domanda rimanda «altrove» perché svela il cuore della Toràh: amare Dio, come ogni ebreo prega due volte al giorno nello Shemà Israel e amare il prossimo come prescrive il Levitico . Gli è stata posta una domanda su «qual è il più grande comandamento?» ed egli perseguendo un suo obiettivo, risponde citando due comandamenti, conosciuti da ogni Ebreo perché stabilito dalla Parola scritta. Gesù viene a liberare non solo dal peccato, ma anche dalla religione: affermando per un verso la fedeltà totale alla Parola di Dio, e nello stesso tempo facendo piazza pulita di tutta una tradizione che si era sostituita alla dinamica interiore della Parola di Dio, riducendola ad una massa enorme di prescrizioni e divieti. Riassumendo tutta la Legge e i Profeti, tutta la Parola di Dio, tutta la Rivelazione in un solo comandamento a due facce, Mt afferma che essi costituiscono il cardine dell’alleanza, tolti i quali, tutto l’edificio crolla. Gesù fa un’accusa forte e precisa perché i farisei preferiscono «tutto il resto» all’amore e alla verità . Essi trasgrediscono «il comandamento di Dio in nome della loro tradizione» . A nulla serve osservare una selva di precetti se non si guarda il volto di Dio e non si entra in sintonia con lui, occhi negli occhi, cuore a cuore. Gesù usa la Scrittura come era pregata nella sinagoga, cioè la Scrittura conosciuta dal popolo orante. Tre volte al giorno si recitava la preghiera dello Shemà Israel: «Ascolta, Israele! Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze». A questa preghiera ancora in vigore al tempo di Gesù era associata la proclamazione dei dieci comandamenti . Il 1° comandamento enunciato da Gesù è l’amore di/per Dio; esso ha un prologo che è la preghiera centrata sull’ascolto, non sul parlare: Il primo è: Ascolta, Israele! Pregare, infatti, non è dire formule, ma solo amare come Dio ama, amare come si è amati, amare per vivere. Solo nell’ascolto intimo e profondo si può scoprire l’assolutezza e l’unicità di Dio e si può anche cominciare ad imparare ad amarlo senza riserve perché l’ascolto è l’atteggiamento dell’amore gratuito : Ascolta… Dove c’è amore, regna sempre il silenzio come parola suprema e comunicazione profonda perché l’amato/a è la parte migliore di chi ama e si lascia amare per amore. L’amore non è mai solitario, esso è fecondo per se stesso e tende sempre alla creatività: chi ama è così pieno di gioia che vuole, e si adopera per condividerla anche con altri. da solo nessuno può operare il miracolo dell’amore perché sovrasta ogni sete e fame che ognuno di noi ha di esso.
al 1° comandamento dell’ascolto-amore di Dio, Gesù associa anche il precetto di Lv 19,18: «Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io-Sono il Signore».
Il fondamento di questo precetto, poggia sulla natura stessa di Dio: «Io sono il Signore!», quasi a volere dire che chi ama il prossimo ama Dio perché i comandamenti proposti da Gesù si riducono a uno solo che s’identifica con la vita stessa: « Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v’è in lui occasione di inciampo Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi» e ancora: «Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi» (1Gv 2,9-11; 4, 12). Dio non è nella pratica religiosa, ma nella relazione, non è nel rito, ma nella vita, non è nell’ossessione delle regole morali, perché il suo giogo è soave: «in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi» (1Gv 5,3): osservare i comandamenti è l’espressione corrente per esprimere la relazione dell’alleanza, dove «osservare» sta per «custodire», cioè mantenere costante un rapporto di intimità affettiva. Gli Ebrei usavano l’immagine del giogo che si metteva ai buoi per definire la Toràh tanto pesante era la sua osservanza, ma Gesù tranquillizza i suoi con parole di tenerezza: «Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11,30).
Noi non ci scandalizziamo né ci scoraggiamo; abbiamo nelle mani e nel cuore una rivoluzione non violenta e potente che può cambiare il mondo, senza aspettare che siano gli altri a cominciare e senza attendere interventi dall’esterno: la nostra rivoluzione è imitare Dio, amare come lui ci ha amati, seguire il comandamento dell’amore che il vangelo oggi ci propone come ideale e come testimonianza di vita perché esso è la vita stessa. Sì! noi possiamo dare inizio ad un mondo diverso, ad una chiesa diversa, ad una religione diversa. Possiamo, cominciando la rivoluzione dell’amore iniziando a rivoluzionare la nostra vita e il nostro costume. Un altro mondo è possibile, un’altra chiesa è possibile perché amare senza condizioni è il traguardo che cerchiamo perché nel nostro cuore noi già lo sappiamo: fuori dell’amore non c’è vita; anzi «fuori dell’amore non c’è salvezza – extra agàpē nulla salus». Nutriamo il cuore e l’anima col Pane dell’amore e il Vino della condivisione fraterna perché diventiamo ascolto che si fa preghiera che, a sua volta, si fa silenzio d’amore. In Dio. In noi. Amen!
ALBERTO MAGGI OSM
Il vangelo oggi presenta l’ultimo attacco da parte dei capi spirituali del popolo, i farisei, contro Gesù. Gesù nel tempio aveva denunciato questi capi del popolo come ladri e assassini, ladri perché si sono impadroniti del popolo che era di Dio, assassini perché l’hanno fatto con la violenza.
scatenano tutta una serie di attacchi contro Gesù per delegittimarlo di fronte alla folla. Ma in realtà in ogni attacco è Gesù che ne esce vincitore e la folla è sempre più entusiasta di lui.
dice Matteo : Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, il risultato dell’attacco dei sadducei che volevano ridicolizzare Gesù trattando della risurrezione è che le folle erano colpite dal suo insegnamento. Quindi più tentano di delegittimare Gesù, più la gente è entusiasta.
Si riunirono insieme, qui l’evangelista cita il salmo 2 al versetto 2, dove si legge che i re della terra si riunirono insieme contro il Signore e il suo Messia. I re della terra vogliono mantenere il dominio sul popolo e sono contro il Signore che invece lo vuole liberare.
E uno di loro, un dottore della Legge… questa volta i farisei, visto com’era andato male quella volta che avevano presentato a Gesù il tributo di Cesare, si fanno forza con un esperto, con un dottore della Legge, un personaggio importante, uno di quelli la cui parola aveva lo stesso valore della parola di Dio. Lo interrogò per tentarlo. La traduzione dice “mettere alla prova”, ma il verbo è “tentarlo”. Questo verbo appare per la prima volta al capitolo 4 come opera delle tentazioni del diavolo, del satana nel deserto, e poi sarà usato sempre per definire le azioni dei farisei e dei sadducei.
I capi spirituali del popolo, quelli che pretendevano di essere più vicini a Dio, in realtà sono strumenti del diavolo, del satana. Perché? Mentre il Dio di Gesù è amore che si mette a servizio, il loro è un potere che vuole dominare e chiunque sta a fianco del potere è uno strumento del diavolo.
La tentazione è questa: “Maestro”. Per al terza volta si rivolgono a Gesù con questo titolo, sempre in bocca ai suoi nemici, o alle persone che gli sono ostili. “Nella Legge, qual è il grande comandamento?” Attenzione che la domanda non è rivolta per apprendere, ma per condannare. Loro lo sanno qual è il grande comandamento, quello più importante: l’osservanza del riposo del sabato, perché è l’unico comandamento che anche Dio osserva.
Dio e gli angeli il sabato, in cielo, non svolgono nessuna attività. L’osservanza di questo comandamento corrispondeva all’osservanza di tutta la Legge, la trasgressione di questo unico comandamento equivaleva alla trasgressione di tutta la Legge e per questo era prevista la pena di morte. Ma perché rivolgono a Gesù questa domanda? Perché Gesù ha un fare per lo meno disinvolto nei confronti dei comandamenti. Ignora bellamente il sabato, continua a fare le sue attività a favore dell’uomo, e anche quando il ricco gli chiese quali comandamenti osservare per ottenere la vita eterna Gesù, omise i tre più importanti, quelli che erano privilegio esclusivo di Israele, i primi tre comandamenti e gli indicò quelli che erano patrimonio della cultura universale “non ammazzare” “non rubare” “non commettere adulterio”. Quindi la domanda è tesa a denunciare Gesù. Gesù li spiazza ancora una volta, gli hanno chiesto qual è il comandamento più importante, nella risposta Gesù non cita alcun comandamento, ma prende una frase con la quale iniziava il Credo di Israele, ‘”Ascolta Israele”, tratto dal libro del Deuteronomio; “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.
Il Deuteronomio aveva al terzo posto “con tutte le forze”, che indicava i beni della persona, ma Gesù sostituisce le forze con “la tua mente”. Perché Gesù omette le forze? Perché il Dio di Gesù non è un Dio che assorbe le energie degli uomini, ma un Dio che agli uomini offre le sue.. Il Dio di Gesù non chiede, è un Dio che dà.
E afferma Gesù: “Questo è il primo e il grande comandamento”. Ma non era un comandamento. Gesù eleva al rango di comandamento l’amore a Dio totale. Ma subito Gesù aggiunge: “Il secondo poi è simile a quello”. E prende un precetto dal libro del Levitico, “Amerai l tuo prossimo come te stesso”. Per Gesù l’amore a Dio non è reale se non si traduce in amore per il prossimo.
Conclude Gesù: “Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. Legge e i Profeti è un espressione che indica l’ Antico Testamento, appunto composto dalla Legge e dai Profeti. Ancora una volta una domanda tesa a delegittimare Gesù e Gesù ne esce vincitore, proclamando una nuova realtà con Dio, non basata sull’osservanza dei comandamenti, ma sull’accoglienza e la pratica del suo amore.