10/09/2017

IL VANGELO SECONDO GIOVANNI - Introduzioni  di don CLAUDIO DOGLIO

 TRATTO DA  “ CONOSCIAMO LA BIBBIA”  – tele pace –

GV 4,19-24  -Gesù è il rivelatore del Padre  ..……………………………………………………………………………………

Il Vangelo secondo Giovanni è il quarto della serie dei vangeli ed è un’opera eccezionale da un punto di vista letterario e teologico, uno scritto delizioso apparentemente semplice, ma in realtà molto profondo, ricco di una grande teologia, frutto di meditazione profonda e attenta. I nostri fratelli dell’Oriente ortodosso chiamano Giovanni ho theològos, il teologo per eccellenza, colui che ha contemplato Dio nella carne.

Il Logos fatto carne è stato incontrato dai discepoli tra i quali Giovanni e questo incontro ha portato un’esperienza del mistero divino, un’esperienza tale che gli ha permesso di penetrare le profondità dello spirito.

Gesù è il rivelatore del Padre

Giovanni ritiene che tutti i fatti storici della vita terrena dell’uomo Gesù siano segni dell’amore di Dio, segni di com’è Dio, di come pensa Dio, di come agisce nella storia.

Vedendo Gesù, personaggio storico, riconoscibile, documentabile, vedendo le sue opere, si capisce quello che fa Dio: è la possibilità di vedere l’invisibile. Il narratore simbolico mostra attraverso i fatti sperimentabili quello che è oltre, che non è umanamente visibile ma viene rivelato da Gesù.

L’idea cardine per Giovanni è che Gesù è il rivelatore del Padre, il logos, il pensiero, la parola, la sapienza eterna di Dio fatta carne che è stata sperimentata dai discepoli. Questi l’hanno toccata, l’hanno vista, l’hanno conosciuta, hanno capito di più, hanno capito Dio perché il Logos fatto carne ha rivelato che Dio è Padre, hanno rivelato i suoi gesti, il modo di essere, di pensare, di agire di Dio.

Ecco perché li chiama segni e non è sinonimo di miracolo, non è semplicemente una cosa meravigliosa che attira l’attenzione, è una cosa significativa, che significa qualcosa.

Dunque, Giovanni ci dice: Gesù ne ha fatti tanti di segni, ma io ne ho scelti solo alcuni; ho scelto di raccontarvi questi segni perché voi crediate.

La fede degli ascoltatori è l’obiettivo dell’evangelista Giovanni, non tanto perché iniziate a credere, quanto piuttosto perché continuiate a credere. Il Vangelo secondo 4

 

Giovanni non è il testo di un primo annuncio, non è un racconto elementare, è un testo profondo che vale per persone che hanno una competenza letteraria.

Proprio per la sua profondità spirituale non è rivolto a dei principianti e fin dall’antichità gli antichi padri hanno sempre considerato Giovanni il vangelo per gli iniziati, per i maturi, per i progrediti: non è il primo passo per conoscere Gesù, è necessario però continuare a credere e maturare nella fede.

Gesù è l’oggetto della nostra fede

L’oggetto di questa fede è precisato come Gesù in quanto Cristo e Figlio di Dio. Se ci pensate, l’inizio del Vangelo secondo Marco è analogo, Marco comincia dicendo…

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio (Mc 1,1).

Vi racconto dove ha preso origine la buona notizia che Gesù è il Cristo e il Figlio di Dio.

Marco è un vangelo per i principianti, per i catecumeni che cominciano a conoscere Gesù e l’obiettivo è mostrare l’origine di questa affermazione: Gesù è il Cristo e il Figlio di Dio.

Giovanni è il quarto evangelista, scrive anni dopo, scrive un testo più profondo, lo scrive per i progrediti e l’obiettivo è lo stesso, l’oggetto della fede è sempre quello: Gesù è il Cristo e il Figlio di Dio.

Gesù è il nome dell’uomo storico. Cristo indica la sua funzione: ha il compito messianico del re consacrato, è il delegato ufficiale di Dio. Figlio di Dio dice la natura, l’essenza di quell’uomo che non è semplicemente un re, ma è il Figlio, è il Figlio di Dio, è Dio come il Padre che realizza il progetto messianico in un modo assolutamente nuovo rispetto a quello che era il pensiero degli antichi profeti.

C’è una continuità, un compimento, ma anche un superamento eccezionale, c’è una novità straordinaria e Giovanni, da giudeo, ha accolto questo Maestro e ha capito che è molto di più di un maestro, ha visto la sua gloria, ha capito la sua essenza, la sua natura, ha capito la sua divinità, ha capito che è l’immagine del Padre, il Logos che rivela l’autentica divinità: non solo fa conoscere, ma comunica la vita.

Se notate con attenzione i fini sono due: “perché crediate e perché credendo abbiate la vita”. Credere non è fine a se stesso, è il passaggio per arrivare alla vita nel nome di Gesù, cioè in piena comunione con lui. L’obiettivo è vivere, vivere bene, realizzare una vita piena. La strada per arrivare a tale pienezza di vita è la fede; la fede viene comunicata attraverso una testimonianza: il Vangelo secondo Giovanni è la testimonianza del discepolo amato.

Il termine testimonianza è caro a Giovanni, egli si presenta come il testimone, colui che c’era, che ha visto e che comunica ad altri la bellezza di quello che ha vissuto, il fondamento di quello che ha capito.

Due testimoni di nome Giovanni

Il racconto di Giovanni è racchiuso fra due testimonianze. All’inizio viene testimoniato Giovanni il Battista che rende testimonianza a Gesù quando inizia il suo ministero e alla fine al capitolo 19 – dopo che il soldato ha aperto il costato a Gesù crocifisso – colui che era presente, Giovanni, testimone oculare dice…

Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate (Gv 19,35)

È una parentesi in cui l’autore interviene nel testo, è una intrusione letteraria, una parentesi nel racconto. Giovanni smette il racconto, guarda in faccia il lettore e gli dice: “Io, testimone oculare, ho visto e te lo dico perché tu ne tragga una conclusione importante, perché anche tu creda come ho creduto io”. 5

 

Giovanni il Battista comincia l’opera testimoniando Gesù, Giovanni evangelista culmina l’opera dando testimonianza a Gesù e tutta la storia umana di Gesù viene racchiusa fra queste testimonianze di due discepoli entrambi di nome Giovanni.

Ma non è facile dire chi sia Giovanni autore del Quarto Vangelo, perché nel testo il suo nome non compare, né si presenta. L’unico modo con cui si presenta è “il discepolo amato” ovvero “il testimone”, colui che ha visto e ne dà testimonianza. Ma tutti, fin dall’antichità, hanno sempre chiamato questo discepolo testimone: Giovanni l’evangelista, il testimone, il “Teologo”.