Giovanni racconta, nel cap. 20, alcuni fatti che si tramandavano sul giorno di Pasqua e che qui vengono ripensati e collegati tra loro. Fondamentale è l’apparizione alle donne che va contro ogni logica di testimonianza ebraica e che, di fatto, non viene ricordata negli elenchi delle apparizioni che si utilizzavano come sintesi della fede per la catechesi (vedi gli elenchi riportati da Paolo). Ma tutti e 4 gli Evangelisti ne parlano. Maria, arrivata un primo momento, di notte, alla tomba vuota, ha avvisato due discepoli che avevano constatato i fatti e che erano poi ritornati a casa: Pietro perplesso e “il discepolo che Gesù amava” credente. Ma poi Maria è ritornata, ancora angosciata alla tomba vuota e nessuno la può aiutare a scoprire una verità diversa dalla morte.
Qui l’evangelista percorre in pochi versetti tutto ‘itinerario e l’incontro dell’amata, riletti in parallelo nel Cantico dei Cantici: il giardino, lo sposo che chiama Maria per nome e che rappresenta la nuova comunità scelta come sposa, il tempo non compiuto della conclusione. Gesù sale al Padre e riconosce per la sposa che essa è chiamata a restare ancora nel tempo per l’annuncio nel mondo, in attesa dell’incontro definitivo nella casa del Padre.
Maria ha solo morte con sé e nel suo cuore. Vuole vedere Gesù, ma l’unico Gesù che immagina trovare è quello rigido della morte, steso, nella posizione della sconfitta. Gesù, invece, è “in piedi” ed essa non lo sa vedere, come noi, carichi dei nostri schemi mentali e delle nostre teorie, non sappiamo vedere Gesù “in piedi”.
Finalmente Maria si sente chiamare e, a questo punto, riconosce Gesù. La fede, infatti, inizia da un incontro particolare con il Signore e non si esaurisce in contenuti intellettuali, in generici valori, in abitudini “religiose”. Ci vogliono un segno, la volontà di Cristo e l’accettare di essere coinvolti per riconoscere Gesù. E mentre Maria interpreta la presenza nuova e inaspettata come un ritorno alla
vita terrena precedente, “volendo trattenere”, Gesù chiede invece di non trattenerlo e pone uno stacco con il tempo prima della Pasqua. Ci sono cambiamenti.
La risurrezione si unisce con l’ascensione e il rapporto nuovo tra Cristo e discepolo non è più in uno stare con Gesù per imparare, ma quello di annunciare la novità di Gesù che tocca tutti coloro che credono in Lui.
Si impara vivendo, misurando il tempo e la Parola di Gesù. I discepoli sono ormai partecipi della stessa famiglia di Dio: “Padre mio e Padre vostro” (v 17). E’ iniziata, per la morte- risurrezioneascensione di Gesù, la grande liturgia del matrimonio tra Gesù e il suo popolo e che si concluderà nel Regno di Dio: tutti testimoni e tutti una famiglia sola.
DOMENICA DI PASQUA nella resurrezione del Signore
Traccia di comprensione Gv 20,11-18
Don Raffaello Ciccone
Tratto da Qumran2.net
Giovanni racconta, nel cap. 20, alcuni fatti che si tramandavano sul giorno di Pasqua e che qui vengono ripensati e collegati tra loro. Fondamentale è l’apparizione alle donne che va contro ogni logica di testimonianza ebraica e che, di fatto, non viene ricordata negli elenchi delle apparizioni che si utilizzavano come sintesi della fede per la catechesi (vedi gli elenchi riportati da Paolo). Ma tutti e 4 gli Evangelisti ne parlano. Maria, arrivata un primo momento, di notte, alla tomba vuota, ha avvisato due discepoli che avevano constatato i fatti e che erano poi ritornati a casa: Pietro perplesso e “il discepolo che Gesù amava” credente. Ma poi Maria è ritornata, ancora angosciata alla tomba vuota e nessuno la può aiutare a scoprire una verità diversa dalla morte.
Qui l’evangelista percorre in pochi versetti tutto ‘itinerario e l’incontro dell’amata, riletti in parallelo nel Cantico dei Cantici: il giardino, lo sposo che chiama Maria per nome e che rappresenta la nuova comunità scelta come sposa, il tempo non compiuto della conclusione. Gesù sale al Padre e riconosce per la sposa che essa è chiamata a restare ancora nel tempo per l’annuncio nel mondo, in attesa dell’incontro definitivo nella casa del Padre.
Maria ha solo morte con sé e nel suo cuore. Vuole vedere Gesù, ma l’unico Gesù che immagina trovare è quello rigido della morte, steso, nella posizione della sconfitta. Gesù, invece, è “in piedi” ed essa non lo sa vedere, come noi, carichi dei nostri schemi mentali e delle nostre teorie, non sappiamo vedere Gesù “in piedi”.
Finalmente Maria si sente chiamare e, a questo punto, riconosce Gesù. La fede, infatti, inizia da un incontro particolare con il Signore e non si esaurisce in contenuti intellettuali, in generici valori, in abitudini “religiose”. Ci vogliono un segno, la volontà di Cristo e l’accettare di essere coinvolti per riconoscere Gesù. E mentre Maria interpreta la presenza nuova e inaspettata come un ritorno alla
vita terrena precedente, “volendo trattenere”, Gesù chiede invece di non trattenerlo e pone uno stacco con il tempo prima della Pasqua. Ci sono cambiamenti.
La risurrezione si unisce con l’ascensione e il rapporto nuovo tra Cristo e discepolo non è più in uno stare con Gesù per imparare, ma quello di annunciare la novità di Gesù che tocca tutti coloro che credono in Lui.
Si impara vivendo, misurando il tempo e la Parola di Gesù. I discepoli sono ormai partecipi della stessa famiglia di Dio: “Padre mio e Padre vostro” (v 17). E’ iniziata, per la morte- risurrezioneascensione di Gesù, la grande liturgia del matrimonio tra Gesù e il suo popolo e che si concluderà nel Regno di Dio: tutti testimoni e tutti una famiglia sola.