DOMENICA NELL’OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE–
Cristo Verbo e Sapienza di Dio
Introduzione
«Il Figlio del suo amore è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione»: è il cuore della liturgia di questa Domenica che segue al Natale del Signore. Nel Mistero dell’Incarnazione siamo chiamati ad «adorare con fervido cuore il disegno divino che ci ha rinnovato». È svelato il senso del nostro cammino nel tempo, perché il Figlio, che è partecipe dell’eternità del Padre, si è fatto compagno dell’uomo, ponendo la sua tenda fra le nostre tende. Nel Mistero del Verbo incarnato comprendiamo l’altezza della nostra dignità: «Egli non esitò a nascere, non esitò a patire ogni cosa, sopportò anche la croce, per stringerci in famiglia con Lui. Allo sguardo apparve uomo, offrendosi come uomo a chi lo vedeva, ma riservandosi Dio a chi credeva in lui» (sant’Agostino). Per questo la nostra preghiera vive ancora della stessa gioia del Natale e ne invoca i doni di grazia.
MESSA NEL GIORNO
RITI DI INTRODUZIONE
ALL’INGRESSO
Oggi per noi dal cielo è discesa la vera pace; dai cieli su tutto il mondo stilla dolcezza.
Oggi è spuntato il giorno di una redenzione nuova e di una gioia eterna, che adempie le promesse fatte nei secoli.
ATTO PENITENZIALE
Carissimi, la celebrazione del Natale del Signore, che si prolunga in questi giorni, è per noi fonte di «libertà e perdono»: con speranza e fiducia, riconosciamo i nostri peccati e manifestiamo il nostro sincero pentimento.
Tu, Verbo di Dio, via che conduce alla gioia perenne: Kyrie, eléison.
Kyrie, eléison.
Tu, splendore della gloria del Padre, verità che ci immerge nella luce divina: Kyrie, eléison.
Kyrie, eléison.
Tu, primogenito di tutta la creazione, fonte inesauribile della vita vera: Kyrie, eléison.
Kyrie, eléison.
Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.
Amen.
GLORIA
Gloria a Dio, nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre; tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo;nella gloria di Dio Padre. Amen.
ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA
Preghiamo.
O Dio, che ci largisci la gioia di questa celebrazione nell’ottavo giorno della nascita del Salvatore, donaci di essere sempre difesi dalla sua forza divina; non abbandonarci alla nostra debolezza, ora che siamo redenti dalla venuta tra noi del tuo Figlio unigenito, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
LETTURA Nm 6, 22-27
La benedizione sacerdotale sugli Israeliti.
Lettura del libro dei Numeri.
In quei giorni. Il Signore parò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».
Parola di Dio.
Rendiamo grazie a Dio
SALMO Sal 66 (67)
Dio ci benedica con la luce del suo volto.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
e lo temano tutti i confini della terra. R.
EPISTOLA Fil 2, 5-11
Il Nome di Gesù, che è al di sopra di ogni nome.
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi.
Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Parola di Dio.
Rendiamo grazie a Dio
CANTO AL VANGELO Cfr. Eb 1, 1-2
Alleluia. Molte volte e in diversi modi Dio aveva parlato ai nostri padri per mezzo dei profeti; oggi parla a noi per mezzo del Figlio. Alleluia.
VANGELO Lc 2, 18-21
La Circoncisione e il conferimento del Nome di Gesù.
Lettura del Vangelo secondo Luca.
In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Parola del Signore.
Lode a te, o Cristo
DOPO IL VANGELO Cfr. Dn 6, 26
Questo è il nostro Dio che vive nei secoli; il suo regno non sarà sconfitto, il suo potere sarà senza fine.
PREGHIERA UNIVERSALE
Fratelli e sorelle, il mistero del Natale infonde in tutti i cuori nuova luce e speranza: con fede, invochiamo Dio, Padre onnipotente, perché doni all’umanità la sua misericordia e la sua pace.
Donaci la tua pace, Signore, a chi confida in te.
Per la Chiesa, perché con decisione, pazienza e amore autentico, si manifesti sempre più come luogo della riconciliazione, del perdono fraterno e della ricerca dell’unità e della pace: preghiamo. R.
Per coloro che hanno responsabilità istituzionali e di governo, perché, con fermezza e coerenza, sappiano vincere ogni tentativo di sopruso e prevaricazione, promuovendo il diritto alla pace e alla libertà di ogni uomo: preghiamo. R.
Per tutti noi, perché l’anno nuovo, che la bontà del Padre ci dona, sia vissuto come tempo di grazia nell’adesione operosa alla sua volontà: preghiamo. R.
A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
O Dio, che hai posto a fondamento dell’opera di salvezza l’incarnazione del tuo Verbo, dona all’umanità le grazie che ti implora e fa’ che tutti gli uomini riconoscano, come unico nome che la nostra speranza può invocare, il nome del tuo Figlio unigenito, che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.
LITURGIA EUCARISTICA
PROFESSIONE DI FEDE
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,
(Alle parole «e per opera dello Spirito Santo… si è fatto uomo», tutti si inchinano.)
e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
SUI DONI
Ogni bontà e ogni bellezza, o Dio, da te comincia e da te è portata a compimento; nella festività natalizia offriamo con gioia i nostri doni celebrando l’inizio della nostra salvezza; tu donaci anche di condividere la tua gloria nella felicità che non ha fine.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
PREFAZIO
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro che, per riscattarci dal peso della legge, secondo la legge fu circonciso. Affermò così il valore dell’antico precetto, ma al tempo stesso rinnovò la natura dell’uomo liberandola da ogni impaccio e da ogni residuo del peccato. Senza disprezzo per il mondo antico diede principio al nuovo; nell’ossequio alla legge divenne legislatore e, portando nella povertà della nostra natura la sua divina ricchezza, elargì nuova sostanza al mistero dei vecchi riti. Con cuore rinnovato e gioioso, uniti agli angeli e ai santi, sciogliamo a te, o Padre, l’inno della tua gloria:
Santo, Santo, Santo…
ANAMNESI
Mistero della fede.
Annunziamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta.
ALLO SPEZZARE DEL PANE
Cfr. 1 Cr 29, 11; Sal 93, 3
Tua è la forza e tuo è il regno, Signore,
tu sei sopra tutti gli dei; con la tua mano potente donaci la libertà.
ALLA COMUNIONE
Oggi la Vergine fedele diede alla luce il Verbo fatto uomo e vergine rimase, dopo averlo generato.
A sua lode noi tutti diciamo:
«Benedetta sei tra le donne!».
DOPO LA COMUNIONE
Preghiamo.
O Dio forte ed eterno, tu non vuoi che i convitati alla tua mensa indulgano alle orge sfrenate del demonio; dona, dunque, al tuo popolo di perdere ogni gusto per i piaceri che danno la morte e di volgersi con animo puro al banchetto della vita senza fine.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
RITI DI CONCLUSIONE
Il Signore sia con voi.
E con il tuo Spirito. Kyrie, eléison. Kyrie, eléison. Kyrie, eléison.
Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
Amen.
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Commento su Numeri 6, 22-27; Luca. 2, 18-21
don Raffaello Ciccone
Ottava del Natale del Signore – Circoncisione del Signore
Lettura del libro dei Numeri 6, 22-27
Nel libro dei Numeri (6,22-27), come augurio per l’anno nuovo, ci viene ricordata la benedizione sacerdotale, voluta da Dio e limitata ad Aronne e alla sua discendenza. Secondo la tradizione rabbinica, questa formula veniva pronunciata per la benedizione del popolo, ogni giorno, dopo il sacrificio della sera. Ci sono molti richiami con le preghiere dei salmi. Il testo della benedizione è ordinato in 3 strofe al centro delle quali viene ricordato il nome divino di Javhè (tradotto qui come Signore), anche se allora mai pronunciato, ma sostituito con altri nomi.
Dio è la fonte di ogni benedizione.
La formula nell’originale ebraico ha 3 parole nella prima strofa’, 5 nella seconda e 7 nella terza. Dio si fa presente, esiste accanto, accompagna. Le invocazioni domandano che Javhè sia davvero Javhè per Israele e doni, prima, se stesso e poi ì suoi benefici.
Dio mostri la sua presenza favorevole accanto a Israele. Si fa riferimento al concreto benessere.
Possiamo ricordare Deut 28,1- 13 o il testo Gen 1,28 dove la benedizione è legata alla fecondità o all’affido del governo del mondo all’uomo. Questo testo richiama anche l’efficacia della Parola di Dio (Is 55,10-11) che produce quanto pronuncia.
“Dio faccia brillare il suo volto ” non significa tanto: “il Signore sorrida ma il Signore ti faccia percepire la sua presenza e personalità (volto) e ti faccia gustare quanto è illuminante e rassicurante il rapporto con Lui”. E’richiamo di accoglienza e benevolenza.
“Javhè elevi a te il suo volto”: vien chiesto un rapporto stabile con il suo popolo poiché da qui scaturisce la pace. Quando il volto di Dio è nascosto, la miseria ed il disagio sorgono profondi. Viene richiesto lo sviluppo armonico e felice, opera messianica per eccellenza (Is 9,1-6). Porre il nome (v 27) richiama le mani protese verso il popolo nel gesto della benedizione (1 Re 8,51).
Lettura del Vangelo secondo Luca. 2, 18-21
Il breve testo del Vangelo collega l’incontro dei pastori la notte di Natale nella grotta in cui Gesù è nato e i gesti squisitamente ebraici che inseriscono Gesù nella storia del popolo d’Israele mediante la circoncisione.
Al centro c’è la rivelazione dello stile della Madonna, atteggiamento di ricerca, di contemplazione, di ubbidienza costruttiva e appassionata che dovrebbe corrispondere all’atteggiamento della comunità cristiana, che trova in Maria il suo modello: “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.”
Il messaggio inizia dalla parola che i pastori portano: sono gli ultimi arrivati, sono i poveri, gli esclusi dalla comunità ebraica, anche se non poveri economicamente, e sono coloro che hanno ciò che è importante offrire. Essi comunicano il messaggio di Dio su questo bambino che è speranza per tutti e coinvolgono persino i protagonisti del mistero: Maria e Giuseppe.
Le cose che essi affermano suscitano stupore. Si può certamente dire che essi “dicono la buona novella” e questo suscita sbalordimento perché il mondo di Dio si apre su tutti come speranza, come accoglienza, come progetto di vita nuova, come popolo che ricongiunge insieme tutte le realtà, superando le lacerazioni o le contrapposizione.
L’atteggiamento di chi scopre con meraviglia che Dio manda segni per la speranza di tutti e di ciascuno matura in un ascolto umile e privilegiato: un ascolto in silenzio, che raccoglie i richiami e le ricchezze, i miti, i racconti e la storia del proprio popolo. Tutto questo è materiale che va raccolto, meditato, capito ogni giorno nella propria interiorità. Il cuore, nel mondo ebraico, viene inteso come la dimensione più profonda dell’intelligenza e dell’accoglienza di ciò che Dio dice.
Maria non si preoccupa di parlare, ma di ascoltare, attenta a riempire di risposte quegli interrogativi che continuamente sono sorti in lei e in Giuseppe. E proprio a Betlemme sono all’oscuro di tutto.
Perciò ciò che sentono alimenta la loro speranza e capiscono che, in modi diversi, Dio vuole alimentare la luce di vita dentro di loro. Così ascoltare significa fermarsi a cogliere i segni che vengono offerti da chi sa parlare e sa portare messaggi. Ascoltare sarà lodare il Signore con il proprio silenzio che diventa l’atteggiamento più profondo e più vero.
Anche la Chiesa, la comunità di Gesù, deve imparare così, e lo sa. Il messaggio è nella vita di Gesù, ma anche lei sa di non essere sola a portarlo. Questo messa è anche rintracciabile nella storia di ciascuno, nell’itinerario dei popoli, nei cambiamenti della storia, nelle crisi. Essa sa che la ricchezza ricevuta da Dio ha bisogno di essere conosciuta sempre di più, interpretata, accolta con umiltà, sentita viva e attuale. Come la Madonna che ha generato la ricchezza di Dio in questo bambino, essa deve anche imparare a conoscerlo e interpretarlo e, nello stesso tempo, deve aiutarlo, sostenerlo ed educarlo per quanto ella sa, nella fedeltà della fede al Signore.
Poi, nell’ottavo giorno dopo la nascita, ogni bambino maschio ebreo viene sottoposto al rito della circoncisione: il rito del sangue e il sangue rappresenta la vita.
Con questo segno impresso nella carne, Gesù viene inserito a tutti gli effetti nel popolo di Dio. Con tutta la responsabilità e l’onore di osservare la legge, Gesù, appartenente al popolo di Abramo, riceve la vocazione di essere una benedizione fra le nazioni, riconosciuta ad Abramo stesso.
Ma con Gesù questa benedizione diventa totale, unica, riassumendo in sé tutta l’attesa ed iniziando con sé tutta la pienezza del cammino verso Dio. Questo popolo che nascerà nella fede di Gesù ha ricevuto da Gesù stesso l’alleanza piena con il Signore. E se fino a Gesù c’è stato il tempo della preparazione, in cui era necessario differenziarsi per maturare un’identità, con Gesù si hanno il compimento, la maturazione del tempo, che fa esplodere i confini.
La caduta della circoncisione della comunità cristiana, tuttavia, non mette l’umanità al di fuori della legge morale dell’obbedienza a Dio, ma piuttosto la coinvolge nella pienezza del messaggio di Gesù che supera i limiti della contrapposizione. Non c’è più un popolo privilegiato, ma tutti gli uomini sono chiamati alla coscienza di essere i figli di Dio, nella stessa dignità e nello stesso valore. I criteri nuovi sono quelli di Dio: l’accoglienza, la responsabilità, la fraternità, la solidarietà verso ciascuno e verso tutti.
Cristo «è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia» (Ef 2,14). È chiaro che, se il muro di separazione è stato abbattuto, non ha più significato mantenere il segno che differenzia.
A questo bambino viene dato un nome. Nel mondo orientale il nome non è solo per indicare le persone, distinguendolo dagli animali e dagli oggetti, ma esprime la natura stessa della realtà. Il nome Gesù dice il suo valore e la sua vocazione: “il Signore salva” salva dal male” (Mt 1,21) e il male è la scelta che l’uomo fa’, allontanandosi da Dio, è la decisione della separazione e quindi della solitudine, è il rifiuto del bene dell’altro, è l’ostacolo ad un futuro e una speranza. Gesù è colui che strappa dal male, dalla disperazione, dalla rassegnazione e dalla inutilità.
In questa giornata si prega anche per la pace: dono prezioso nel tempo e si ripensa ad un cammino con le altre religioni, in modo da orientare tutti nella ricerca di ciò che è “veramente degno di umanità”. Anche se ci sembra di essere sempre agli inizi, il dialogo tra le religioni diventa sempre più impellente: ci aiuta ad approfondire sia la nostra fede, sia un rapporto di collaborazione sul bene comune come attenzione al rispetto di ogni persona.
Questa liturgia si inserisce anche all’inizio di un anno civile: cioè una liturgia che supporta il significato del tempo, la verifica del passato, gli interrogativi e, nello stesso tempo, la progettualità nel futuro.
Tratto da Qumran2.net |